Azzardopoli, dietro l’angolo c’è la ludopatia (che non è un gioco)

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

C’era una volta la schedina. Un tempo il calcio era l’occasione per tentare la fortuna, con poche lire si poteva sperare di vincere milioni. Chi di noi non ha mai tentato la sorte, con il lotto, il totip o il totocalcio? Tutti noi, credo. E quanti di noi possono dire di aver vinto abbastanza da poter dire di aver recuperato il denaro giocato? Credo pochi.

Poi ci siamo, come dire, evoluti. Sono arrivati il Superenalotto, con i suoi premi stratosferici; il gratta e vinci, che con pochi euro (insomma, a volte anche dieci euro, che di questi tempi non sono pochi) permette di vincere somme di denaro anche considerevoli; il Win for Life, che garantisce nientemeno che una rendita! Infine arrivarono i videopoker, ormai presenti in ogni bar e sala giochi: si inseriscono le monetine, si preme un tasto e, se sei fortunato, si vince una bella sommetta. Il tutto ovviamente vede un solo,unico vincitore: lo Stato. Come dire, il banco vince sempre.

Tutto ciò sembra abbastanza innocente: ognuno in fondo è libero di decidere se e quanti soldi giocare. Ci sono però persone che non possono decidere liberamente, perchè schiavi di una forma di disturbo ossessivo-compulsivo detta “gioco d’azzardo patologico”. La persona affetta arriva agiocare somme spropositate, anche l’intero stipendio (parliamo spesso di padri di famiglia), non riesce a dedicarsi ad altro, tutta la sua vita ruota attorno ad esso, arrivando a commettere reati pur di finanziare il gioco; parliamo di persone che hanno perso qualsiasi contatto con la realtà, che negano a se stessi le conseguenze disastrose del loro comportamento ma che inseguono ciecamente la dea bendata, certi che la prossima puntata sarà quella che gli permetterà di recuperare tutto il denaro speso. Io penso che molti di noi abbiano esperienza, nel loro piccolo, di famiglie rovinate da tali condotte. E’ una patologia a tutti gli effetti, probabilmente causata da un’anomalia cerebrale organica (come avviene per la depressione e per tutte le altre patologie psichiatriche), la quale va curata con terapie specifiche come per tutte le altre dipendenze. Perchè di questo si tratta: una dipendenza.

Lo Stato non può ignorare questo aspetto non irrilevante: non può lucrare sulle disgrazie di tante persone e famiglie. Già si sta facendo un passo avanti, con il riconoscimento da parte del Governo della Ludopatia come patologia degna di attenzione e cure; ovviamente non basta. Occorre regolamentare bene il fenomeno del gioco d’azzardo, in modo da tutelare tutti i cittadini, ma soprattutto coloro che purtroppo non possono farlo da soli.

1 Comment
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massimo guido conte
12 anni fa

del resto non è l’unico caso in cui lo Stato lucri sui “vizi” dei cittadini. Anche il tabagismo e l’alcolismo sono vere e proprie patologie e i Monopoli ci lucrano, addirittura in esclusiva di monopolio, appunto.
ma se per via della crisi – ci dicono – non si adeguano le pensioni, si strozza l’economia con le accise sui carburanti e via discorrendo, è pensabile che si rinunci alle ghiotte entrate del gioco d’azzardo?
‎… però il mondo delle associazioni può fare, anche molto, per tentare di arginare il fenomeno.



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