postato il 12 Maggio 2018 | in "Cultura, Politica, Rassegna stampa"

Al Governo serve un po’ di Dc

A vedere il film del ‘Terzo segreto di satira’ nel racconto di Concetto Vecchio per La Repubblica

«Presidente Casini, si ricorda di noi? In Calabria, anni fa», gli va incontro una coppia matura. «Come no!». Pier Ferdinando Casini, 62 anni, l’ultimo dc in Parlamento, alle quattro del pomeriggio va al cinema a vedere “Si muore tutti democristiani”, il film degli youtuber del “Terzo segreto di satira”, che ruota attorno a questo dilemma: «Meglio fare cose pulite con i soldi sporchi o cose sporche con i soldi puliti?» «È una metafora della vita», chiosa posando davanti al cartellone.
«A vent’anni sono tutti o di sinistra o di destra, a 60 democristiani».
Lui è l’eccezione che conferma la regola: era dc già ai tempi di Aldo Moro, con cui ha fatto un comizio nel’76, è entrato in Parlamento nel 1983 a 27 anni, (Di Maio non era neanche nato) e non n’è mai uscito, passando dal centrodestra al centrosinistra, da Berlusconi a Renzi, «senza mai un avviso di garanzia», ci tiene a precisare. Anche il 4 marzo è stato rieletto senatore.
In tutto sono dieci legislature: è l’attuale recordman.
Come ha fatto? «Sono sempre stato me stesso. Ho gratitudine per quel che il Paese mi ha dato».

In sala ci sono cinque persone. Il film è la storia di tre documentaristi idealisti che si trovano di fronte a una proposta danarosa che mette in crisi la loro coscienza. Fino a che punto è giusto spingersi con i compromessi? «È il dilemma di quelli che ora andranno a palazzo Chigi», filosofeggia. «Miracoli in questa terra non ne fa nessuno, bisogna fare le cose possibili. Se poi Salvini toglierà dalle strade gli extracomunitari clandestini allora non avevamo capito che era De Gasperi. Di Maio non lo conosco. Tra tre mesi le dirò se è un democristiano. Conosco benissimo Giorgetti: un leghista con grandi qualità scudocrociate». 
Si agita sulla poltrona, facondo e inquieto. Ride di gusto quando ai protagonisti offrono un guadagno di 50mila euro, («quando mi ricapita»), annuisce alla frase «protesti tutto il giorno contro il sistema e poi scopri che il sistema sei tu»; «forse sono di sinistra perché ho fatto il classico», è un’altra frase clou. 
Però appare un po’ stupito perché di democristiani non c’è l’ombra.
Non è un film sulla politica. È una commedia sulla necessità di sporcarsi le mani.«Un’operazione di marketing fatta sul titolo», sussurra a un certo punto. Sembra perplesso. La morale dell’opera la convince? «Mah», allarga le braccia. «Essere innocenti in gioventù e corrotti in vecchiaia: se così fosse sarebbe molto triste. In realtà, essere democristiani è una categoria dello spirito, un sistema di tolleranza, di rispetto degli altri, è vivere e lasciar vivere, però anch’io a 30 anni tagliavo le cose con l’accetta, sui temi etici davo giudizi che non ripeterei, sui figli, ne ho quattro, avevo delle certezze che nel tempo sono mutate. Si cambia. Piuttosto sono preoccupato per l’Italia, siamo al populismo al governo. Ma noto anche che intanto questi signori, che rifiutavano le alleanze, ora hanno iniziato a fare dei compromessi, che in Parlamento a volte sono necessari. Sulla Siria, un mese fa, in aula ho parlato in un religioso silenzio. Nella precedente legislatura avrebbero urlato tutto il tempo».
Silvio Berlusconi ha fatto bene a consentire di far nascere la compagine giallo-verde? «Sì. Da problema si è trasformato in soluzione, così ha riacquistato una centralità che aveva perso nelle urne. È il kingmaker».
Uscendo dal locale s’imbatte nel cartellone di “Loro2”, il film di Paolo Sorrentino sugli anni del Bunga Bunga. Lo andrà a vedere? «No». 



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