Archivio per Novembre 2011

Da Madrid a Roma, le responsabilità dei moderati.

postato il 22 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

L’era Zapatero si chiude con una storica debacle socialista e un ex premier fischiato anche all’uscita del seggio. Sembrano lontanissimi i fasti dell’effimero boom economico e gli encomi per l’enfant prodige del socialismo spagnolo, il popolo spagnolo stremato e preoccupato dalla crisi economica ha deciso di consegnare le chiavi della Moncloa al popolare Mariano Rajoy che dopo tre tentativi falliti riesce a conquistare il governo. Ma la svolta degli spagnoli non deve stupire, non è un banale cambio della guardia o un’alternanza costruita solamente sul fallimento socialista. C’è in realtà un sottile filo rosso che lega la schiacciante maggioranza ottenuta dal Partido Popular e l’alto gradimento che in questi giorni i sondaggi registrano il governo di Mario Monti e per i partiti centristi, Udc in testa.  La gente, a Madrid come a Roma, ha percepito la gravità del momento e ha preferito dare fiducia a chi, rifuggendo ogni forma di populismo, preferisce affrontare con coraggio la dura realtà. Mario Monti non ha dietro di sé un mandato elettorale come Mariano Rajoy, ma è arrivato a Palazzo Chigi con il consenso determinante delle forze moderate, che percependo la difficile congiuntura politico-economica hanno spinto per affidare ad una compagine governativa di alto profilo supportata da una vasta maggioranza parlamentare  le sorti del Paese. La vittoria elettorale dei popolari spagnoli e la fiducia degli italiani nel governo Monti sono due dati che devono far pensare e che indicano chiaramente una certa propensione dell’opinione pubblica europea ad affidare la grave responsabilità di tirare il vecchio continente fuori dalle secche della crisi alle forze moderate. In Italia dove i moderati patiscono una dolorosa scomposizione politica, è necessario ritrovare le ragioni di una unità per tradurre lo spirito e le idealità che hanno consentito la formazione del governo Monti in una proposta politica permanente capace di misurarsi nelle urne. Non si tratta banalmente di tirare per la giacca Monti e i suoi ministri, bensì di concretizzare lo spirito di responsabilità e di coesione in un progetto politico di ampio respiro. I moderati italiani sono chiamati a dare una risposta politica, sono chiamati in altri termini a cogliere nella difficoltà della crisi, l’opportunità di avere un nuovo ruolo sulla scena politica italiana ed europea.

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Sì alla patrimoniale se abbassa le tasse

postato il 21 Novembre 2011

Se la tassazione sulle rendite e sui grandi patrimoni serve a compensare una minor pressione fiscale sui lavoratori, sulle famiglie e sulle aziende, noi siamo d’accordo: può essere una strada opportuna.

Pier Ferdinando

 

 

 

 

 

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Giusto sottosegretari e viceministri tecnici

postato il 21 Novembre 2011

La natura del governo è tecnica e presumibilmente saranno tecnici anche i sottosegretari e i viceministri: il metodo Monti ha funzionato, perché cambiarlo?

Pier Ferdinando

 

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Perché qui si rifà l’Italia

postato il 21 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

Le nebbie si sono diradate, materialmente e idealmente. Le nebbie del Nord leghista, ingiustamente trascinato nel baratro concettuale di una forza che vuole dividerlo dal resto del Paese, hanno lasciato il campo a un sole caldo e splendente che ha baciato Verona, dove il Terzo Polo si trovava per dire agli italiani: il futuro passa di qui. Passa da quest’area politica che ha fatto della responsabilità (quella vera) il suo vessillo, passa da quest’area geografica che si sta accorgendo dell’errore madornale che ha fatto consegnandosi alla Lega, passa dal “governo dei professori”, l’unica chance che ha lo stivale per uscire indenne, o tutt’al più un po’ ammaccato, da questa tempesta economica.

Alla fiera di Verona erano attesi 1500 ospiti, ci siamo ritrovati in quattromila. L’entusiasmo era palpabile, simpatizzanti e onorevoli, amministratori e giovani militanti accomunati dallo stesso ottimismo – l’Italia ce la farà – e dalla stessa consapevolezza – con il Terzo Polo c’è di nuovo la buona politica – hanno sostenuto i discorsi dei leader. Discorsi brevi, concisi e concludenti, l’ideale per un’aggregazione che vuole interpretare il cambiamento. Sano gusto per le cose concrete: abolizione dei vitalizi agli ex-parlamentari, interventi a favore dell’occupazione giovanile, prelievi sui grandi patrimoni. La platea non poteva che esultare a un programma di questo genere.

Verona è stata una manifestazione snella e partecipata, risoluta e moderna, vicina al Nord tradito dagli imbonitori in camicia verde, quei trombettieri dai cattivi pensieri che fanno politica per dividere il Paese e non per arricchire economicamente (culturalmente, manco a parlarne) le regioni di cui si fanno portavoce. Le esigenze del Nord come sono state interpretate da una formazione, la Lega, che ora sta all’opposizione dell’unico governo tra tanti che si sono succeduti la cui compagine è quasi totalmente settentrionale? Chiediamolo ai sindaci del Veneto, chiediamolo agli imprenditori dei distretti del Nord-est o delle aree industriali lombardo-piemontesi, chiediamolo ai deputati Gava e Destro che si sono sfilati da una maggioranza che non era più in grado di operare per il bene del Paese. Le risposte sono univoche: la Lega ha fatto soltanto propaganda e il federalismo che ha ottenuto sortisce l’unico effetto di moltiplicare i centri di spesa, i comuni sono dissestati (e meno male che la culla della Lega erano le amministrazioni!), i servizi ridotti all’osso. E gli unici che nella marea verde riescono a distinguersi per esperienza, indipendenza di giudizio, moderazione, vengono messi alla porta: nel granitico Carroccio è solo il volere del leader che conta. Questo leader stanco si è lasciato sfuggire il suo Nord di mano, e ora questo Nord stufo delle ricette miracolose mai attuate guarda da un’altra parte, e trova una nuova attenzione per la comunità, un rinnovato amore per il bene comune, un ritrovato orgoglio patrio.

Già perché da Verona lo sguardo va a un grande gigante stanco: l’Italia. L’Italia intera, l’Italia unita, l’Italia coesa, l’Italia che si cementa in questa fase critica, criticissima, che fa tremare le istituzioni, le aziende, le famiglie. L’Italia che si salva da sola, ma solo se tutta insieme, Nord e Sud. Non ci devono essere sommersi e salvati, la difficoltà è comune ma anche la via d’uscita. In questo momento il sostegno al nuovo premier deve essere incondizionato. Dal palco come dalla grande sala il parere è unanime: lasciamolo lavorare. Sospensione della politica? Forse, ma sarebbe meglio dire che la politica è stata rimandata, se non bocciata, perché è stata incapace di far fronte alla crisi come una classe dirigente avrebbe dovuto fare. Sono arrivati i professori per raccogliere i cocci di un’economia che ha ancora dei grandi squarci di sereno, ma le riforme sono improrogabili se vogliamo riagganciare la crescita. E poi, come ricordava Curzio Maltese qualche giorno fa su Repubblica, era politica la Gelmini con la sua ferma convinzione che ci fosse un tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso? E non è politica mettere all’Istruzione un soggetto tagliato apposta per quell’incarico, Francesco Profumo che alla guida del Politecnico di Torino ha portato l’ateneo ai massimi livelli di prestigio? Forse dobbiamo chiarirci le idee.

E poi i giovani: tanti, veramente tanti a Verona. Di tutte le componenti del Terzo Polo, armati di grande carica, di tanto entusiasmo, di voglia di riprendersi il futuro. I leader che si sono succeduti sul palco hanno citato a turno i giovani. Ci hanno elogiato, ci hanno proiettato verso un nuovo protagonismo in politica. Qui si rifà l’Italia, dobbiamo essere pronti.

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La lotta all’evasione fiscale conviene a tutti. Partecipa anche tu!

postato il 20 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

La soluzione per risanare l’Italia passa da una lotta dura e seria all’evasione fiscale, e questa lotta deve essere combattuta da tutti i cittadini ogni giorno, chiedendo scontrini, fatture e accettando di pagare il giusto, perché l’evasione è un danno che ci colpisce tutti.

Se le tasse in Italia sono alte è anche colpa dell’evasione fiscale, perché se vi è del reddito sommerso, se vi sono persone che non pagano quanto devono, allora gli onesti si troveranno a pagare di più, e questo è inaccettabile sia per una questione etica, che per una questione di responsabilità. In uno studio del Centro Studi di Economia e Finanza è stato accertato da Francesco Flaviano Russo, tramite i dati del sito evasori.info, che dove l’atteggiamento è più indulgente, l’evasione è più diffusa.

Da quanto detto, discende che, anche solo ipotizzare un condono, o una sorta di “accettazione” dell’evasione, permette a questo comportamento illecito di prosperare e di diffondersi.

Ma quanto è grande questo fenomeno?

In pratica siamo il paese dove si evade di più, dopo la Grecia, ed è pari al 18% del PIL Italiano. E’ una cifra astronomica che ci permetterebbe, se ridotta della metà, non solo di procedere all’azzeramento del debito pubblico in pochi anni, ma anche di potere investire nello sviluppo economico e nella riduzione delle tasse.

Nello specifico, la tassa più evasa è l’IVA, che in base ai calcoli della Corte dei Conti ha un tasso di evasione che arriva al 36%. L’IVA raccoglie meno fondi di quanto faccia lo stesso tipo d’imposta in ambito medio europeo perché il rendimento dell’imposta italiana risulta intaccato dal livello e dall’estensione delle basi imponibili diverse da quella ordinaria, oltreché dai regimi speciali e di esenzione.

D’altronde che l’evasione fosse estremamente diffusa si sapeva da tempo, ma forse non si sa quanto, non chiedere lo scontrino o permettere l’evasione, costi al cittadino onesto. Secondo Giampaolini, presidente della Corte dei Conti, le effettive “implicazioni del fenomeno emergono ancora più nettamente quando si va a calcolare la pressione fiscale “effettiva”, rapportando il carico impositivo solo al Pil “dichiarato” al fisco: la pressione fiscale effettiva va corretta verso l’alto, di circa 10 punti rispetto a quella “apparente”, con l’effetto, così, anche di un ampliamento della distanza dai partners europei, a causa del nostro più alto tasso di evasione”.

Ovvero, se la pressione fiscale “teorica” è del 43%, quella reale per il cittadino onesto è pari al 53%, e per questo motivo siamo pienamente d’accordo con Monti quando, nel suo programma di governo, dichiara che uno dei primi punti è la lotta all’evasione fiscale.

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Il Terzo Polo scaccia le nebbie del Nord

postato il 20 Novembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

La sala da 1.500 posti già piena un’ora prima dell’inizio e cioè praticamente prima dell’arrivo dei pullman; la rimozione delle pareti modulari per raggiungere la capienza di 2.500 persone e nonostante tutto ciò vedere ancora persone assiepate in piedi fino sulle scale.

Alla fine sono state circa 4.000 persone, moltissimi i giovani, quelle accorse alla Fiera di Verona per l’assemblea del Terzo Polo “Viaggio nel Nord tradito” ed una tale affluenza ha sorpreso in primis gli organizzatori.

In una terra poco incline a certe manifestazioni, la sorpresa più grande è stato vedere la grande e convinta partecipazione e la passione dei presenti che hanno continuato a seguire e sottolineare con fragorosi applausi tutti gli interventi che si sono susseguiti sul palco.

Anche qui ci sono state delle piacevoli novità, ad aprire i discorsi sono stati i giovani delle forze politiche che costituiscono il Terzo Polo e tocca dire che non hanno minimamente sfigurato nel confronto con i più rodati leader nazionali.

Altra nota positiva è stato il livello degli interventi, in ognuno di essi si sono sentite finalmente solo parole di responsabilità e concordia, impegni propositivi e sincere valutazioni non prive di qualche mea culpa.

Un modo diverso, più sincero e concreto di fare politica, un modo in definitiva migliore che può finalmente riconquistare anche quanti dalla politica si sono allontanati stanchi di promesse non mantenute ed impegni traditi.

All’arrivo la città di Verona era avvolta dalla nebbia, al termine dell’assemblea in cielo splendeva il sole ma ad essere raggianti erano anche i visi della gente uscita dalla Fiera. E, di questi tempi, non è davvero poco.

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Rassegna stampa, 19 novembre ’11

postato il 19 Novembre 2011
Il Governo Monti non è e non sarà una parentesi, un incidente di percorso della politica italiana; lo andiamo ripetendo da tanto tempo: questo sarà l’inizio di una nuova fase, civile e sociale, ancora prima che politica. Lo ha ribadito anche Casini, nel suo intervento alla Camera di ieri, tornando a votare la fiducia a un governo dopo “5 anni di digiuno”: bisogna lavorare insieme seguendo un disegno comune e, pur sapendo ciò che ci divide, punteremo a valorizzare ciò che ci unisce – mandando in soffitta, almeno temporaneamente, gli scontri ideologici e le posizioni preconcette. Che questi giorni precludano a grandi novità sul campo, lo spiegano anche il neoministro della Cultura, Lorenzo Ornaghi, intervistato dal Corriere, e Mariantonietta Colimberti, su Europa: quest’estate si è parlato a lungo di un rinnovato impegno dei cattolici in politica ed ecco che questo nuovo Governo ha rappresentato il primo e utile banco di prova in tal senso. Superato, almeno per ora, a pieni voti.

Casini: dal sostegno al governo nasceranno nuove alleanze. (Nino Bertoloni Meli, il Messaggero)

La politica non perda questa occasione. (Pier Ferdinando Casini, Liberal)

Ornaghi: “Il governo Monti segna il risveglio dei cattolici in politica”. (Goffredo De Marchis, la Repubblica)

Casini: esecutivo non poteva affrontare ora i temi etici. (Corriere della Sera)

E Casini apre al Pd: si può fare insieme la legge sul fine-vita. (Simone Collini, l’Unità)

Bagnasco «riunisce» i leader: la vita non divida! (Carlo Marroni, il Sole 24 Ore)

Cosa può cambiare Todi al governo. (Mariantonietta Colimberti, Europa)

L’entropia del Pdl, fra montiani e anti montiani, ex finiani, pretoriani pentiti e già sedotti dal Terzo polo. (Salvatore Merlo, il Foglio)

Twitter, 50 italiani da seguire. Giornalisti, politici, influencer della Rete: a chi dare il follow? (Gaia Berruto, Wired)

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