Archivio per Luglio 2011

Rassegna stampa, 22 luglio ’11

postato il 22 Luglio 2011
Succulente rassegna stampa terzopolista live dalla convention “Io Cambio l’Italia”, a Roma. Oggi i giornali dedicano molta attenzione a questo incontro, che si inscrive in un momento molto, molto particolare: “storico”, arriva a definirlo Enrico Cisnetto su Liberal, secondo il quale questi sono i giorni in cui sta per chiudersi la tormentata agonia della Seconda Repubblica. E allora, serve una nuova Costituente, proprio come dopo la guerra, perché o si svolta o si muore, come rilancia Gualtiero Lami sempre su Liberal. Interessante, sul Corriere, il sondaggio di oggi di Renato Mannheimer, proprio sul bacino elettorale a cui può ambire il Nuovo Polo: dalla nostra c’è già un sostanziale 12%, ma ci guarda con attenzione ben il 25% dell’elettorato, in gran parte proprio delusi del Pdl e del Pd. Cesa lo dice in modo esplicito sul Messaggero: la maggioranza è finita e il voto su Alfonso Papa lo ha certificato; se Berlusconi avrà il coraggio di lasciare il fortino (ma noi, capirete, ne dubitiamo fortemente) si potrà avviare una fase nuova di lavoro comune. Spazio poi proprio ai contraccolpi della vicenda Papa: il voto (già annunciato, largamente spiegato, palesissimo) dell’Udc sembra aver scosso parte del centrodestra, che dava per scontato un voto ribelle dal parte dei nostri parlamentari. Così, delusi e scottati, i giornali vicini agli umori berlusconiani si scagliano oggi contro di noi, accusandoci di incoerenza e “trasformismo garantista” (pensa te!): ma l’analisi migliore la fa Guelfo Fiore, su Europa, che parla di “voto rivoluzionario” , che segna una nostra netta distinzione tra “una destra che parla di garanzia e pensa all’impunità ed una sinistra sovente offuscata da un pregiudizio giustizialista”. Infine, imperdibile De Rita e Battisti sul Corriere e Geremicca su La Stampa.

Sì al terzo polo dal 12% degli italiani (Renato Mannheimer, Corriere)

O si svolta o si muore (Gualtiero Lami, Liberal)

Nuova Costituente, come dopo la guerra (Enrico Cisnetto, Liberal)

Il Terzo Polo unito lancia la costituente (Il Tempo)

Fioroni: “Convinciamo il Pdl” (Errico Novi, Liberal)

Confalonieri vede Casini alla Camera (Il Messaggero)

Cesa: “La Maggioranza è finita” (Claudia Terracina, Il Messagero)

Carra: “Votazione valida ma in futuro serve una maggior tutela della segretezza” (Avvenire)

Udc, un voto rivoluzionario (Guelfo Fiore, Europa)

Il Cavaliere deciso a non mollare (Marcello Sorgi, La Stampa)

I giorni caldi della Lega Nord (Unità)

Gli azzurri avvisano i “manettari” Udc: “Prima o poi si voterà per Cesa” (Enrico Paoli, Libero)

Follini: “Il vento dell’anti-casta non basta. Il Pd deve vincere sul campo” (Andrea Cangini, QN)

Papa in galera come i poveri Cristi (in carceri che sono incivili per tutti) (Pierluigi Battisti, Corriere)

No ai deputati pagati a cottimo: Fini boccia la riforma di Calderoli (Carmelo Lopapa, Repubblica)

L’impegno e la politica alta, unico rimedio per fermare l’agonia (Giuseppe De Rita, Corriere)

Le due debolezze (Federico Geremicca, La Stampa)

Le cataratte del Pdl (Alessandro Braga, Il Manifesto)

La ministra inadegueta innamorata di De Magistris (Giancarlo Perna, Il Giornale)

Il piano Maroni: sì al Pdl no a Berlusconi (Giuliano Zulin, Libero)

Il Pdl era per il mercato. Non lo è più. Ma per cos’è? (Diego Gabutti, ItaliaOggi)

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Sì al terzo polo dal 12%degli italiani (Renato Mannheimer – Corriere della Sera)

postato il 22 Luglio 2011
La convention del Terzo Polo comincia in qualche modo sulle pagine del Corriere della Sera dove il sondaggista Renato Mannheimer propone un’indagine sull’ipotesi e l’eventuale ruolo di una forza politica che si collochi tra gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra. Ecco l’analisi dei dati proposta da Manneheimer.

Si ritorna a parlare, in questi giorni, dell’ipotesi (e del ruolo) di un «terzo polo» , che si collochi tra gli schieramenti maggiori di centrodestra e di centrosinistra. A questo progetto stanno lavorando da tempo i leader di almeno tre forze politiche (Casini, Fini, Rutelli) che, assieme al Mpa di Lombardo, hanno in programma per oggi una sorta di costituente comune, all’interno della quale si potrebbero rafforzare i legami e i propositi di collaborazione già espressi da tempo. Quali sono le reali potenzialità di una formazione siffatta? E quale il ruolo che potrebbe giocare nello scenario politico? Sulla base dei sondaggi più recenti, circa il 12%degli italiani afferma di voler votare per una delle tre componenti attuali del terzo polo (anche se, ovviamente, non è detto che confermino questa scelta nel caso di una loro più stretta aggregazione). A costoro si possono affiancare i cosiddetti elettori potenziali, vale a dire coloro che, pur non avendo ancora deciso di votare per uno dei tre partiti, dichiarano di prendere comunque in considerazione questa eventualità. Si tratta, in altre parole, del possibile terreno di espansione elettorale del terzo polo. Questo mercato potenziale aggiuntivo è assai ampio— attorno al 25%— ma, naturalmente, non facile da conquistare, dato che attualmente i suoi componenti dichiarano di fare scelte diverse: molti votano oggi Pd, ma molti altri affermano di essere  indecisi sul partito da scegliere. In che misura, secondo questi elettori, le tre forze politiche che vorrebbero costituire il terzo polo devono realmente unirsi tra loro? Sulla questione si riscontrano opinioni divergenti. È vero infatti che la maggioranza relativa (44%) degli elettori attuali per una delle componenti del terzo polo dichiara di auspicare un partito unico. Ma è vero anche che una quota di poco inferiore (40%) suggerisce invece la costituzione di una mera coalizione, ove ciascun partito mantiene la propria identità. E che tra gli elettori potenziali quest’ultima opinione è addirittura prevalente. Non è detto, dunque, che l’unità tout court sia la soluzione più ambita. Ma, alla fine, si uniranno davvero in qualche modo tra loro Api, Fli e Udc? Secondo la maggioranza relativa dei loro votanti (e dell’elettorato in generale), l’intenzione in realtà c’è, ma manca ancora la chiarezza sul percorso da intraprendere. Anche se molti (38%degli italiani), persino all’interno dello stesso elettorato del terzo polo (ove costituiscono il 35%), si dichiarano scettici e affermano di credere poco alla reale volontà di fondersi da parte di queste tre forze politiche. Qualunque forma esso finisca con il prendere, il terzo polo dovrà decidere quale ruolo assumere nello scenario politico. Correre da solo o allearsi? E con chi? La chiara maggioranza (48%) dei votanti attuali e potenziali per il terzo polo suggerisce di non legarsi a nessuno, riservandosi quindi una indipendenza nelle scelte future. Tra i restanti, si equivalgono coloro che indicano il centrodestra o il centrosinistra come possibile partner (ma tra gli elettori potenziali prevale l’indicazione per il centrosinistra). La scelta è di grande rilievo, specie con questo sistema elettorale, in quanto l’alleanza del terzo polo con l’una o con l’altra delle coalizioni maggiori è dirimente per l’assegnazione del premio di maggioranza. Il peso del terzo polo e gli orientamenti che esso, prima o poi, dovrà prendere appaiono dunque decisivi per la futura configurazione dello scenario politico. Anche di qui l’invito, espresso dagli intervistati nel sondaggio, di fare finalmente luce sulle scelte e sugli orientamenti futuri delle forze politiche di centro.
Commenti disabilitati su Sì al terzo polo dal 12%degli italiani (Renato Mannheimer – Corriere della Sera)

Manovra, famiglie sul Titanic

postato il 21 Luglio 2011

Anche i meno avvezzi all’economia e alla finanza avranno ormai capito che la manovra finanziaria del governo Berlusconi riguardante l’obiettivo di pareggiare il bilancio negli anni 2013-2014, sebbene presentata inizialmente come un semplice aggiustamento dei conti, è destinata invece a prendere i tratti meno piacevoli dell’aumento della pressione fiscale. L’Italia ha una pressione fiscale molto alta, tra le più alte in Europa. La manovra la farà crescere addirittura dell’1,2%, mettendo ancor più in difficoltà migliaia di italiani. L’incremento delle tasse colpirà un po’ tutti, ma quelli che se la vedranno peggio saranno le giovani coppie, le famiglie monoreddito e le famiglie con molti figli. Per i benestanti, comunque colpiti, le cose andranno un po’ meglio. Tremonti ha stabilito che il taglio lineare delle 480 agevolazioni fiscali e assistenziali sarà del 5% nel 2013 e del 20% nel 2014, anno che si preannuncerà parecchio duro.

Non è facilissimo capire come i tagli si abbatteranno sulle famiglie italiane, ma delle stime elaborate, ad esempio quelle dell’Ansa in collaborazione con i Caf della Cisl, c’è veramente da preoccuparsi. Su una famiglia monoreddito benestante senza figli il taglio voluto dal governo peserebbe rispettivamente per 136 euro nel 2013 e per 543 euro nel 2014. Simile, purtroppo solo nel pagamento delle tasse,  è la situazione per una famiglia monoreddito il cui capofamiglia è una “tuta blu“: pagherà 140 euro in più nel 2013 e 556 euro nel 2014. Per quanto riguarda una giovane coppia con doppio reddito e un figlio a carico, oltre magari ad un mutuo da pagare, nel 2013 ci saranno 203 euro in più di tasse l’anno successivo 904 euro in più. Una famiglia di ceto medio e monoreddito, con un impiego da dipendente e due figli a carico, si vedrà aumentare le tasse di 169 euro nel 2013 e di 676 euro nel 2014. Un pensionato, vedovo, con con un reddito superiore alla pensione sociale (15.000 euro), si troverà a pagare 102 euro in più nel 2013 e 400 euro in più l’anno dopo. Situazione ancora più dura per una famiglia monoreddito con due figli maggiori di 3 anni a carico: con un reddito di 25.000 euro l’anno (è il caso delle famiglie in cui chi lavora fa il poliziotto) i tagli provocheranno un aumento di 226,5 euro nel 2013 e di 906 euro nel 2014 a livello di tasse da pagare. Aggiungendo l’arrivo del super-ticket sanitario, i dipendenti pubblici senza aumento degli stipendi per un altro anno e l’aumento dell’età pensionabile è evidente che il peso del risanamento dei conti pubblici riguarderà soprattutto le famiglie e i ceti medio-bassi.

La gravità della situazione per le famiglie italiane è testimoniata anche dalla posizione  del sottosegretario alla Famiglia Carlo Giovanardi che ha giudicato negativamente la manovra e ha minacciato le dimissioni. L’imbarazzo di Giovanardi e di tutti quelli che nel governo e nella maggioranza hanno sempre parlato di  politiche a favore della famiglia è evidente. Queste politiche tanto annunciate non sono mai arrivate, anzi le famiglie sono oggetto di un “massacro fiscale” senza precedenti che pone serie preoccupazioni. Tremonti presentando la manovra ha parlato del Paese usando la metafora del Titanic, il superbo transatlantico colato a picco nelle fredde acque dell’Atlantico del nord, e probabilmente mai immagine fu più azzeccata considerata la terribile fine che fecero le tante famiglie confinate nella terza classe della nave. Ieri sul Titanic l’orchestra suonava incurante, oggi il governo continua a far finta di niente. Troppe inquietanti similitudini.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Terzo Polo, adesso è il nostro tempo. Cambiamo l’Italia.

postato il 21 Luglio 2011

La convention terzopolista che si terrà venerdì all’Auditorium della Conciliazione a Roma e vedrà uniti Udc, Fli, Mpa e Api, ha un titolo forte: “Io cambio l’Italia”. Che non è uno slogan messo lì per dire tutto e non dire niente, ma la ragione politica e amministrativa per cui in Italia c’è bisogno di un Polo terzo fra due che non funzionano e fanno acqua da tutte le parti. È lo stesso leit-motiv, lo stesso mantra che noi dell’Udc conosciamo bene. Perché ce lo ripetiamo e lo ripetiamo agli elettori da quel lontano (solo temporalmente, però) 2 dicembre 2006, quando – a Palermo – si consumò una drastica scelta: avevamo capito che la Casa delle Libertà era ormai morta e la coalizione di centrodestra non era più in grado di dare soddisfacenti risposte all’Italia: qualcuno ci arrivò più tardi di noi e penso bene di sistemare la faccenda, sostituendo alla coalizione un megapartitone senz’anima, in cui o si vince (e si osanna il capo) o si perde (e si muore).

Noi, che siamo sempre stati piccoli, ma orgogliosi e testardi, abbiamo scelto di imboccare una strada solitaria, una strada impervia e tortuosa: e per molto tempo non c’è stato nessuno che ci tendesse la mano e che ci aiutasse; ci facevamo compagnia tra di noi, ci sostenevamo a vicenda: ci colpivano, ci schernivano (quante volte ho sentito decretare la nostra resa, in cambio di dorate poltrone) e noi restavamo fermi sulle nostre posizioni. È stato il tempo delle formiche: abbiamo affrontano diverse tornate elettorali e siccome (e chissà come mai) i nostri voti non accennavano a diminuire, ma restavano anch’essi saldi, abbiamo cominciato a sentirci dire che dalla nostra posizione di irrilevanza e di assoluta minorità non ci saremmo mai schiodati. Ne abbiamo sentite di così tante e di così grosse: ma tant’è. Perché essere formiche vuol dire anche saper incassare i colpi senza farsi male, lavorando tutti insieme per il bene del proprio formicaio. Ed è stato proprio così che lungo quel nostro cammino, quella lunga traversata nel deserto, abbiamo trovato nuovi compagni. Noi, piccole formiche, non eravamo più sole. E nemmeno più piccole.

Nel frattempo, infatti, l’Italia che i leader del bipolarismo/bipartitismo de noantri non solo non accennava a nascere, ma in più assumeva connotati e fattezze sempre più difficili e dure. L’illusione di un Paese migliore senza quei fastidiosi “uddicinni” è crollata e la realtà ci ha mostrato tutte le difficoltà che incombevano su di noi, peggio della spada di Damocle. E noi, che al formicaio-paese teniamo ancor di più rispetto al formicaio-partito, abbiamo cominciato a predicare “responsabilità”, “coesione”, “unità”. E, vuoi o non vuoi, “loro” – quelli che tanto ci disprezzavano – hanno dovuto ascoltarci. Hanno dovuto darci ragione. Intorno alle nostre parole d’ordine, ai nostri progetti, abbiamo aggregato un Polo – insieme agli amici incontrati per strada e che come noi e con noi vogliono cambiare l’Italia. Il “loro” tempo è finito. È scaduto tra scandali, festini, onesti-solo-a-parole, compravendite e fallimenti. Ora è il nostro momento.

Amici del Terzo Polo, amici dell’Udc, di Fli, dell’Api, del Mpa: è la nostra occasione. Ma c’è bisogno di un’altra prova di coraggio: lasciare le nostre case per aprirci al mondo esterno, per cominciare a progettare anche una grande casa comune che ci ospiti tutti. La fuori c’è l’Italia vera. L’Italia che aspetta solo di essere ascoltata e sostenuta. C’è un’Italia che è stanca delle continue e infruttuose divisioni da stadio che viviamo ogni giorno, stanca di dover lottare per arrivare a fine mese, stanca di non poter sognare un futuro migliore. C’è un Nord che non ne può più delle sparate leghiste, che si trova costretto a dover fare i conti con un’agricoltura e un’industria in crisi, che non ne vuole più sapere di essere ingannato quotidianamente. E c’è un Sud che lotta e non si arrende, che ne ha fin sopra i capelli di classi dirigenti fallimentari e spreconi e che non vuole più sentire parlare di mala sanità o istruzione scadente. Ci sono giovani e giovanissimi che come me e tanti altri che sono convinti che le cose si possano cambiare davvero e che lottano per riuscirci; laureati che sono costretti ad emigrare e scappare e che invece rappresentano il futuro del nostro Paese; operai, insegnanti e dottori che dopo aver lottato una vita, si vedono chiusi il proprio posto di lavoro per assenza di fondi; imprenditori soffocati da tasse eccessive e spesso incomprensibili; e si potrebbe continuare per pagine e pagine.

Non possiamo più perdere tempo. Cambiamo l’Italia. Ora. Insieme.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

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Pdl e Responsabili rinuncino a voto segreto

postato il 20 Luglio 2011

Tutti ci definiscono casta, solo così saremo liberi e forti

In queste ore, fuori da qui, siamo definiti da tutti come una casta. Le ragioni di chi voterà sì o no all’arresto hanno eguale dignità. Vorrei solo che questa sera ciascun parlamentare andando via potesse guardare con dignità gli elettori e Papa. Per questo chiedo al capogruppo del Pdl e a Moffa di consentire che il nostro voto non sia sintomo di autotutela della casta ma espressione di libertà e saremo tutti più forti.

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Tornano le tasse: l’IRPEF sulla casa e via le deduzioni per i carichi fiscali

postato il 20 Luglio 2011

La notizia è di quelle che lasciano basiti: pare che torni la tassazione sulla prima casa, solo che invece che pagare l’ICI adesso la inseriremo nell’IRPEF, ovvero la dichiarazione dei redditi, mentre le riduzioni per carichi familiari verranno tagliate.

Certo ora voglio vedere, se la notizia è confermata, come il governo giustificherà una simile mossa dopo che per anni aveva strombazzato “urbi et orbi” che non metteva le mani nelle tasche dei cittadini, e che anzi aveva tolto l’ICI sulla prima casa. Ricordate? Era uno dei punti fondamentali del programma elettorale del 2008. Purtroppo per Berlusconi, noi abbiamo una memoria di ferro e cosa ancora peggiore, sappiamo usare la calcolatrice, per vedere dove, come e quanto ci costano le “idee” di questo governo.

Andiamo alla norma e facciamo un paio di conti. Cosa dice la legge? Sostanzialmente il maxiemendamento introdotto in sede di conversione del dl 98/2011 (ovvero la finanziaria approvata la scorsa settimana) prevede una riduzione “lineare” del 5 per cento nel 2013 e del 20 per cento dal 2014 dei regimi di esenzione, esclusioni e agevolazioni fiscali rilevati dalla commissione sulle “tax expenditures”. In soldoni, il taglio “lineare” ripristina la tassazione ai fini Irpef della prima casa (abolita nel 2000 dal governo Amato).

Una bella botta, vero? Attualmente, in base all’art.10 comma3 bis tuir, vi è la deduzione integrale della rendita catastale dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e delle relative pertinenze. In pratica, con la legislazione attuale la rendita catastale della prima casa non compare nell’IRPEF, mentre con le nuove norme, la riduzione “lineare” della deduzione per l’abitazione principale del 5% nel 2013 e del 20% dal 2014, è prevista la tassazione dell’unità abitativa su una base imponibile pari al venti per cento della rendita catastale.

In pratica si dovrà mettere nella dichiarazione dei redditi il 20% della rendita catastale della prima casa. Ma cosa è la rendita catastale? Con tale termine si intende la rendita ipotetica di un immobile che si ottiene moltiplicando le sue grandezze fisiche (numero di vani, volumetria, estensione) e una tariffa (tariffa d’estimo) che si determina in base al comune, alla zona dove sorge l’immobile e alla destinazione d’uso dell’immobile medesimo. Essa viene usata come valore di riferimento per le successioni, donazioni e appunto per l’IRPEF; solo che fino ad oggi la prima casa non compariva nella dichiarazione dei redditi, da domani si.

Ovviamente questo riguarderà anche le deduzioni che attualmente vigono sui mutui fatti per l’acquisto di una casa: nello specifico si considerano in calo sia i benefici per la deduzione della prima casa sia quella relativa agli interessi del mutuo; nel primo caso si registra una diminuzione da 126,8 euro a 100 euro nel 2014, mentre per gli interessi si passerebbe dai 328 euro all’anno attuali a 264 euro.

Questa norma, va ad aggiungersi ad un’altra norma ancora più ingiusta, ovvero il taglio relativo alle detrazioni per carichi di famiglia. Attualmente la legislazione prevede che le detrazioni relative al coniuge e figli a carico sono tanto maggiori quanto più basso è il reddito del contribuente. Ovviamente, se il taglio della riduzione è uguale per tutti, chi ne soffre di più è la famiglia con meno soldi.

Nel campo delle deduzioni familiari, è ragguardevole il dato in base al quale emerge che 11,8 milioni di italiani ne sono beneficiari e in media queste raggiungono gli 829 euro, ma con il taglio del 20% il lavoratore con figli e coniuge a carico avrà una deduzione di circa 665 euro.

Se sommiamo i provvedimenti sulla casa e la riduzione delle detrazioni per i familiari a carico una famiglia media si troverà a pagare circa 1000 euro in più. Una bella batosta decisa da chi afferma di non mettere nuove tasse…. Si e magari Babbo Natale esiste…

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Rassegna stampa, 20 luglio ’11

postato il 20 Luglio 2011
Bersani e Casini sono stati ricevuti ieri dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e con lui hanno analizzato il difficile momento in cui ci troviamo: si è discussa di economia e rischi finanziari e la parola d’ordine della visita è stata “coesione”. I leader delle opposizioni, però, hanno messo in chiaro che l’unico soccorso che si può offrire è al Paese e non a questo governo morente. Se vogliamo sul serio ripartire, in modo responsabile, bisogna dare vita a un governo largo, che possa rappresentare gli interessi di tutto il Paese e che possa essere un solido baluardo, non di parte. Intanto, proprio in questi minuti, alla Camera si sta discutendo della richiesta a procedere all’arresto del deputato del Pdl, Alfonso Papa: in nome del Papa Re, come titola il Riformista, si sta per decidere una parte importante delle sorti del governo e della maggioranza (che intanto si è spaccata tra pro e contro); Sallusti, infatti, rivolge un appello ai deputati Pdl affinché sia respinta la richiesta (“non fatevi arrestare!”), mentre Crainz – su Repubblica – scrive di governo di “Irresponsabili”, dal ddl rifiuti a Papa. Infine, continua la discussione intorno al futuro dei cattolici in politica: ora arriva un nuovo manifesto, una nuova Camaldoli (leggete da Europa e dal Corriere).

Bersani e Casini da Napolitano. Sul tavolo di coesione (Corriere)

Napolitano incontra Bersani e Casini (Sole24Ore)

Il leader democrat e Casini al Quirinale: sì a un governo tecnico, no ad altri soccorsi (Il Messaggero)

In nome di Papa re (Alessandro De Angelis, Riformista)

“Libertà di coscienza”. La scelta di Bossi: non sarà a Montecitorio (Marco Cremonesi, Corriere)

Cari onorevoli, oggi non fatevi arrestare (Alessandro Sallusti, Il Giornale)

Irresponsabili al governo (Guido Crainz, Repubblica)

Governo tecnico o elezioni subito? Vendola fa discutere (Francesco Cundari, Unità)

La nuova Camaldoli dei cattolici: un manifesto in 9 punti per ripartire (Corriere)

Un Manifesto per il dopo (Aldo Maria Valli, Europa)

Pressioni anti Santoro. Indagato il premier (Lavinia Di Gianvito, Corriere)

Il cordoglio per un grande servitore delle istituzioni (Liberal)

Il centrodestra non usi “socialista” come insulto (Fabrizio Cicchitto, Tempo)

Gli stipendi da dimezzare (Mario Pirani, Repubblica)

Attacchiamo la Casta e subito ci indagano (Maurizio Belpietro, Libero)

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Il governo in stato confusionale fa male al Paese

postato il 20 Luglio 2011

Quello che è successo stamattina in Aula alla Camera col voto delle mozioni sui rifiuti è inammissibile. Nella mia lunga esperienza parlamentare non mi è mai capitato di vedere un governo che dava parere favorevole e poi votava contro. Il governo è in stato confusionale: vedo che vuole andare avanti, ma così fa male al Paese.

Pier Ferdinando

 

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Rassegna stampa, 19 luglio ’11

postato il 19 Luglio 2011

Casini: “Se ha a cuore l’Italia, Berlusconi deve lasciare” (Giorgio Gasco, Gazzettino)

SpiderTruman non esiste. Come avevamo subito intuito. Dietro c’è Gianfranco Mascia del Popolo Viola e dell’IDV (Arianna Ciccone, ValigiaBlu)

Una poltrona per Rosella (Marco Fattorini, NotaPolitica)

Suicida il vice di Don Verzè (Alberto Berticelli e Gianni Santucci, Corriere)

Sotto la casta l’Italia crepa (Vittorio Feltri, Il Giornale)

Responsabilità nazionale per il dopo. Casini fa discutere l’opposizione (Susanna Turco, Unità)

Per il dopo Silvio gli azzurri pensano di rifare la Cdl (Barbara Romano, Libero)

Parlamentari tagliati, meno soldi agli assenti. Il progetto di Calderoli (Alessandro Trocino, Corriere)

Papa, il Pdl “blinda” i suoi. Il deputato, sono sereno (Dino Martirano, Corriere)

L’opposizione boccia il governo: “Ora il premier deve lasciare” (Claudia Terracina, Il Messaggero)

Liberali veri e liberali immaginari (Alberto Mingardi, La Stampa)

La difficile rinascita della Cosa Bianca (Agostino Giovagnoli, Repubblica)

La destra ha scelto Silvio per liberarsi dai complessi (Marcello Veneziani, Il Giornale)

La Dc fuori tempo massimo (Franco Monaco, Europa)

Ai cattolici chiedo: fate voi una proposta (Emanuele Macaluso, Il Riformista)

Il sondaggio: Lega in calo. Pd davanti ai berlusconiani (Corriere)

Agguato a Tremonti, si dimette la portavoce (Il Giornale)

Il Pd: pensioni parlamentari come quelle Inps (Gabriele Isman, La Repubblica)

Il castello di carte dell’uomo invisibile (Aldo Cazzullo, Corriere)

Duro colpo per la strategia di Bertone l’acentratore (Andrea Tornielli, La Stampa)

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