Archivio per Marzo 2011

Parmalat: il latte è scaduto

postato il 22 Marzo 2011

Sembra che sia giunta al termine la battaglia per il controllo di Parmalat, infatti Lactalis sale al 29% in Parmalat grazie ad un accordo con i tre fondi esteri (i quali fino a due giorni prima avevano pubblicamente dichiarato di preferire una soluzione “italiana”) che detengono il 15% del gruppo lattiero italiano. In un comunicato Lactalis rende noto di aver raggiunto un accordo con i fondi Zenit, Skagen e Mackenzie Financial per l’acquisto di tutte le azioni Parmalat da essi detenute che rappresentano il 15,3% del capitale al prezzo di 2,80 euro per azione.

Questa notizia è il suggello della incapacità di questo governo di determinare una politica economica che sviluppi l’economia e le imprese italiane.

Cosa ha fatto il governo italiano in questa vicenda? A mio avviso solo danni.

E’ un giudizio duro, senza alcun dubbio, ma fin dall’inizio e molto prima di altri, avevamo fatto rilevare l’incapacità del governo a gestire questa vicenda in particolare e la mancanza di una politica economica organica.

Il governo prima è intervenuto bloccando i 3 fondi esteri, che chiedevano di sostituire i vertici dell’azienda per fare acquisizioni o distribuire l’enorme liquidità di Parmalat (ottenuta tramite le varie azioni legali contro le banche). Poi, quando lo scontro è entrato nel vivo, si è defilato.

Infine, quando i francesi di Lactalis sono scesi in campo, in fretta e furia il Governo ha pensato di entrare in campo. Come? Con i soliti spot elettorali e con norme ad hoc (parafrasando le vicende dei provvedimenti in campo della giustizia, potremmo dire con “norme ad aziendam”) per evitare che i francesi potessero scalare la società.

Ovviamente i Francesi non sono rimasti a guardare e mentre si discuteva per una cordata italiana, per un campione nazionale, per una norma e così via, hanno fatto la cosa più semplice: hanno ragigunto un accordo con i fondi, per raggiungere una quota di controllo sufficientemente ampia da metterli al riparo da altre cordate. Per altro, questa quota è al 29%, sotto la soglia di OPA obbligatoria. Quale è il possibile scenario?

A mio avviso, la partita si è chiusa, a meno che non si formi davvero una cordata italiana che voglia lanciare una OPA per acquistare Parmalat. Ma è credibile che si materializzino in meno di un mese questi imprenditori italiani per lanciare una OPA che verrebbe a costare circa 3 miliardi di euro?

L’unico big italiano capace di attuare una cosa simile è Ferrero, ma su questa ipotesi gli analisti sono dubbiosi: le due aziende operano in rami differenti e le uniche sinergie sarebbero nella distribuzione dei prodotti e merende da frigo; un po’ poco per giustificare una acquisizione che si preannuncia difficile e particolarmente onerosa.

In tutto questo, chi fa le spese è il piccolo risparmiatore, ma soprattutto l’economia italiana che ha dimostrato ancora una volta di essere ormai terra di conquista (salvo poche eccezioni come Fiat, Unicredit e Finmeccanica) e che paga il dazio della mancanza di una politica economica.

Ed è questo il punto: un governo degno di tale nome non dovrebbe solo limitarsi a fare la stretta contabilità come Tremonti, né dovrebbe limitarsi a fare una norma ad hoc di volta in volta. Un governo serio dovrebbe lanciarsi nell’ideare e garantire una politica economica che si fonda su investimenti produttivi, norme certe per incoraggiare gli investimenti italiani ed esteri e che sia da supporto per le aziende italiane: purtroppo basta andare all’estero per rendersi conto che i proclami restano appunto tali. Si parla di lanciare il turismo italiano, ma poi si nota che l’Italia è assente dalle grandi fiere del turismo, e non stringe accordi con le Camere di commercio estere.

A questo punto, mi chiedo se, l’unico posto dove trovare il governo e interloquire con lui, non siano i festini di Arcore.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Commenti disabilitati su Parmalat: il latte è scaduto

Libia: addolorati per le vittime, non per il carnefice

postato il 22 Marzo 2011

Affronteremo con senso dello Stato il dibattito parlamentare di domani, ma una cosa deve essere chiara: siamo addolorati per le migliaia di donne e di uomini assassinati da Gheddafi e dai suoi scherani, non certo per la sorte del leader libico. Tra il carnefice e le vittime non abbiamo dubbi da che parte stare.

Pier Ferdinando

3 Commenti

Non e’ il momento delle divisioni e delle liti

postato il 21 Marzo 2011

Presentiamo l’Italia in sede internazionale come un Paese unito e solidale

Dobbiamo affrontare al più presto in Parlamento un dibattito perche’ ciascuno si assuma le proprie responsabilita’. Io opererò e mi auguro ci sia un’ampia unita’ tra le forze politiche, perche’ oggi non e’ il momento delle divisioni e delle liti: è il momento di dimostrare che prima di tutto vengono l’Italia e gli italiani.
La cautela non e’ solo della Lega, e’ di tutti, ma io mi auguro che in questo momento tutti facciano prevalere sugli interessi di parte e sulle piccole polemiche l’interesse dell’Italia e degli italiani che e’ quello di presentare nella sede internazionale un Paese unito e solidale che partecipa con convinzione perché, anche in queste ore, ci arrivano notizie drammatiche di massacri effettuati da Gheddafi di uomini inermi che nessuno difende.

Pier Ferdinando

2 Commenti

21 marzo, Bari

postato il 21 Marzo 2011

Ore 18.00 – Castello Svevo

Partecipa alla presentazione del libro ‘Era mio padre’

Commenti disabilitati su 21 marzo, Bari

Libia, l’Italia ha bisogno di unità maggioranza-opposizione

postato il 20 Marzo 2011

Commenti disabilitati su Libia, l’Italia ha bisogno di unità maggioranza-opposizione

Politica estera italiana: fioccano bombe e dubbi

postato il 20 Marzo 2011

Mentre le bombe e i missili della coalizione fioccano su Tripoli e sulle forze libiche fioccano anche dubbi e domande. Dubbi e domande, che non mettono in discussione la necessaria azione militare contro il regime di Gheddafi, ma la gestione internazionale e italiana della crisi. Come per le crisi degli altri paesi del Maghreb la comunità internazionale  è apparsa impreparata ed inadeguata ad affrontare la situazione e ha esitato troppo nello schierarsi accanto a chi reclamava pane e libertà. Accanto all’impreparazione delle diplomazie nazionali l’insufficienza, ormai cronica, delle istituzioni internazionali: l’Onu si è dimostrato ancora una volta una organizzazione non più all’altezza dei compiti e delle aspettative, mentre l’Unione europea si è nuovamente dissolta davanti ai personalismi diplomatici dei paesi europei più importanti.

Questo generale quadro di debolezza diplomatica impone una riflessione perché non è detto che debbano essere sempre i capi di stato maggiore con le loro armi a dover togliere le castagne dal fuoco ai governi occidentali. La soluzione diplomatica delle crisi, è bene ricordarlo, deve essere sempre la prima opzione, ma ciò richiede preparazione, attenzione e collaborazione, tutte cose che evidentemente in questo caso sono mancate. Particolarmente opaca è a tratti imbarazzante è stata la politica estera del governo italiano. Il governo è stato latitante nelle crisi tunisina ed egiziana ma ha dato il peggio di sé nella crisi libica, non solo per le imbarazzanti relazioni pregresse con il regime libico ma per le incertezze dimostrate davanti al precipitare della situazione.

Il governo italiano dapprima ha perseguito una incomprensibile accondiscendenza verso la Libia di Gheddafi, con la firma di un trattato oneroso ed umiliante e durante la recente crisi ha svolto un ruolo decisamente marginale, per usare un eufemismo, subendo l’iniziativa francese ed inglese. Il decisionismo francese ha sbloccato la situazione ed ha probabilmente evitato la caduta di Bengasi e la vittoria del Rais, e ha dato forza e consistenza alla risoluzione 1973 delle Nazioni Unite attorno alla quale ha raccolto una coalizione di “volenterosi”. Anche di fronte a questa iniziativa il governo italiano, pur concedendo l’utilizzo della basi aeree e “iscrivendosi” nella coalizione, ha mantenuto una sorta di ambiguità (diamo le basi ma non ci alziamo in volo) che non consente neanche al Colonnello Gheddafi di sapere se siamo nemici o amici. Evidentemente a Roma sono più impegnati con i “responsabili” che con i “volenterosi”.

Nelle prossime ore le bombe continueranno a fioccare così come i dubbi e le domande: che progetti ci sono per la Libia? Quando le armi taceranno, e si spera presto, chi sostituirà Gheddafi? Ma soprattutto chi metterà le mani sul petrolio libico? L’ardua sentenza, per questa volta, non dovrebbe andare ai posteri ma, per quel che riguarda l’Italia, al Presidente del Consiglio e al Ministro degli esteri.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

Commenti disabilitati su Politica estera italiana: fioccano bombe e dubbi

Libia, governo non sopravvive se Lega non vota missione

postato il 20 Marzo 2011

Rammarico che ci sia opposizione responsabile e governo diviso

Tra La Russa, Berlusconi e Bossi ci sono linguaggi diversi sulla crisi in Libia. Ci rammarica che davanti a una situazione così complessa ci sia un’opposizione responsabile e un governo diviso. Il governo non potrebbe sopravvivere a una dissociazione della Lega sull’intervento, ma credo che alla fine la Lega si piegherà, si accoderà a votare con la sua maggioranza e con l’opposizione responsabile come ha fatto anche su tante altre cose. Mi auguro Bossi abbai ma non morda, perché sarebbe negativo per il Paese.

Pier Ferdinando

Commenti disabilitati su Libia, governo non sopravvive se Lega non vota missione


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram