Archivio per Febbraio 2011

Ospite di Annozero

postato il 25 Febbraio 2011

Puntata dedicata alla crisi libica

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Siamo col governo per una maggiore presenza dell’Europa

postato il 25 Febbraio 2011

Siamo molto preoccupati per un’Europa che non risponde alla chiamata di emergenza dell’Italia. Su questo siamo pienamente solidali con il Governo. Si tratta di lavorare assieme per scongiurare che sul nostro Paese si abbatta un vero e proprio cataclisma.
Lavoriamo con il Governo perché l’Europa dia una mano all’Italia e non la lasci sola. Certo, questa e’ anche l’occasione per constatare che il nostro peso in Europa è molto limitato.

Pier Ferdinando

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Fibra ottica e banda larga, apripista il Trentino

postato il 24 Febbraio 2011

L’Italia è sempre stata nella storia  portatrice di innovazione e cultura. Purtroppo i tempi odierni ci raccontano di un’Italia scesa dal podio, sorpassata e, a volte, doppiata dalle altre potenze economiche mondiali.
Ma non sempre tutto il male vien per nuocere e, come spesso succede, le situazioni complicate si rivelano portatrici di straordinarie occasioni, come  la possibilità di una innovazione tecnologica e socio-culturale.
Ecco perchè in questi giorni si discute sempre più di agenda digitale per l’Italia e più in concreto degli investimenti ,pubblici e privati per portare la banda larga, cioè la connesione ultra rapida che può raggiungere i 100MBs circa in download, e il Wifi nel nostro territorio.
E se le grandi aziende qualche volta prendono sotto gamba il futuro di questo settore, ci sono regioni , come il Trentino, che investono denaro e risorse per portare, in un futuro prossimo, l’innovazione a casa propria.

La Provincia autonoma di Trento ha annunciato in questi giorni la creazione di una partnership pubblico-privato per portare nei prossimi dieci anni la fibra ottica in tutto il territorio, a prescindere dalla densità abitativa o dai possibili profitti economici. Bisogna però precisare che l’avanzamento di cablatura è gia a buon punto.
Portare la fibra ottica in un territorio come quello italiano  è un investimento che richiede capacità tecniche e risorse economiche non indifferenti.  Per questo la Provincia Autonoma di Trento ha deciso di creare un società mista  “ Trentino Ngn” aperta ad altre collaborazioni. Telecom è stata, per ovvie ragioni, la prima ad essere coinvolta e poi anche altre grandi società di telecomunicazione .

Portare la fibra ottica in un territorio ha un impatto paragonabile a quello di costruire una superstrada (senza inquinare o rovinare l’ambiete però), i benefici sono innumerevoli.
La banda larga sottoforma di fibra ottica, permetterebbe ai cittadini di usare servizi fino ad ora inacessibili ai più come E-Government, E-Learning , E-Banking , sanità elettronica ed altri ancora.
L’impatto non coinvolge solo  i singoli, ma anche il tessuto economico del territorio che ne trae beneficio e nuova linfa per creare nuovi commerci.

Siamo ancora lontani da tutto ciò, ma il progetto del Trentino, pioniere di una rivoluzione digitale in Italia, è un esempio da seguire, soprattutto se in questo modo si può risalire nella classifica di penetrazione della fibra ottica, dove l’Italia è davanti solo alla Turchia (che è appena entrata e in veloce ascesa).

L’esempio Trentino servirà da motore per il resto delle regioni? Oppure si preferiranno altre vie di sviluppo? Si convinceranno i privati ad investire di più nel turnover tecnologico italiano delle telecomunicazioni ?

“Riceviamo e pubblchiamo” di Michele Nocetti

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Pier Ferdinando Casini ospite di “28 Minuti”

postato il 24 Febbraio 2011

Ospite del programma di approfondimento “28 Minuti” condotto da Barbara Palombelli su Radio2, Pier Ferdinando Casini affronta i principali temi di attualità politica a cominciare dalla situazione in Libia.

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Gheddafi è un criminale, va processato all’Aja

postato il 24 Febbraio 2011

Gheddafi è un criminale e va processato dalla Corte internazionale dell’Aja per i suoi crimini, per aver addirittura bombardato i cittadini del suo Paese. Bisognerebbe chiedere la sospensione del trattato d’amicizia italo-libico, mentre per l’emergenza immigrazione serve subito un intervento europeo.

Pier Ferdinando

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Milleproroghe, Udc voterà contro

postato il 24 Febbraio 2011

Sul decreto Milleproroghe il capo dello Stato ha fatto diversi richiami, ma mi sembra che il governo ne abbia accolti solo alcuni. E’ un provvedimento corporativo e settoriale che va incontro a singoli interessi, proprio il contrario di ciò che serve al Paese. L’Udc voterà contro.

Pier Ferdinando

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Tutti gli interessi economici fra l’Italia e la Libia di Gheddafi

postato il 24 Febbraio 2011

Le recenti vicende libiche, che seguono le rivolte avvenute in tutto il Nord Africa e Medio Oriente (e che non sembrano essersi sopite come dimostra l’Egitto) ha posto sotto gli occhi di tutti i numerosi rapporti economici che vi sono tra il nostro paese e la Libia. D’altronde l’Italia è al primo posto per l’export e al quinto per l’import da Tripoli, con un interscambio nel primo semestre 2010 che si aggira attorno ai 7 miliardi di euro, con stime superiori ai 12 miliardi per l’intero anno.

D’altronde la nostra dipendenza dall’energia libica è elevatissima, infatti ricordiamo che noi importiamo dalla Libia quasi un terzo del petrolio e del gas che utiliziamo, e anzi uno studio della societa’ Althesys afferma che se il blocco del gas dalla Libia, arrivasse a durare un anno, ci sarebbero delle ripercussioni sulle bollette degli italiani, di circa l’8,5%, perchè la necessità di ricercare combustibili alternativi per non fare fermare le industrie italiane, porterebbe ad un aumento del costo di produzione dell’elettricita’ pari a 20 euro per ogni MegaWatt/h prodotto, pari a circa 32 euro a famiglia.

Se invece osserviamo le società che hanno rapporti a vario titolo con la Libia, osserviamo che la Libia controlla il 7,2% di Unicredit, la finanziaria Lafico possiede il 14,8% della Retelit (società controllata dalla Telecom Italia attiva nel WiMax), il 7,5% della Juventus e il 21,7% della ditta Olcese.

Non è finita qui, perchè Tripoli, attraverso il fondo sovrano Libyan Investment Authority, possiede una partecipazione attorno al 2,01% di Finmeccanica, società italiana leader nella tecnologia e negli armamenti.

Però l’importanza della Libia non è solo nelle partecipazioni azionarie, perchè vi sono oltre 100 imprese italiane in Libia, prevalentemente collegate al settore petrolifero e alle infrastrutture, ai settori della meccanica, dei prodotti e della tecnologia per le costruzioni. L’elenco è smisurato, ma, volendo restare alle più note, non possiamo non citare Iveco (gruppo Fiat) presente con una società mista ed un impianto di assemblaggio di veicoli industriali, Impregilo (i contratti stipulati con la Libia pesano per circa l’11% del fatturato della società), Bonatti, Garboli-Conicos, Maltauro, Ferretti Group (tutte società di costruzioni). Altri settori sono quelli delle centrali termiche (Enel power), impiantistica (Tecnimont, Techint, Snam Progetti, Edison, Ava, Cosmi, Chimec, Technip). Telecom è presente anche con Prysmian Cables (ex Pirelli Cavi).

Nel 2008 inoltre i libici hanno formalizzato un’intesa con il ministero dell’Economia italiano che dovrebbe permettere a Tripoli di aumentare le partecipazioni in ENI (di cui già possiedono lo 0,7% del capitale) inizialmente al 5%, poi all’8%, fino a un massimo del 10%.

D’altro canto l’ENI è il primo produttore straniero nel paese libico, con una produzione di circa 244mila barili di petrolio al giorno, oltre al gas prodotto dai campi libici attraverso il gasdotto denominato GreenStream (che in questi giorni è stato chiuso a scopo precauzionale dall’ENI) che collega Mellitah, sulla costa libica, con Gela, in Sicilia. Nel 2008, Eni si è approvvigionata dalla Libia per circa 9,87 miliardi di metri cubi di gas naturale e ha avviato il potenziamento del gasdotto per consentire un aumento della capacità di trasporto da 8 a 11 miliardi di metri cubi/anno entro il 2012. Ma tutto questo è niente se lo confrontiamo con il piano di modernizzazione della Libia concepito da Gheddafi, che prevede investimenti per 153 miliardi di dollari per realizzare infrastrutture, progetti urbanistici e tecnologie per sviluppare l’industria estrattiva del petrolio e del gas. L’Eni ha siglato con la società libica che gestisce il petrolio e il gas (Noc, National Oil Corporation) un accordo da 28 miliardi di euro per lo sfruttamento dei giacimenti di greggio e l’aumento della produzione di gas, a cui si aggiunge l’accordo da 150 milioni di dollari con la Noc e la Gheddafi Development Foundation per il restauro di siti archeologici, interventi in campo ambientale, e la formazione di ingegneri libici, che saranno assunti dalla major del cane a sei zampe.

Anche Impregilo, come abbiamo detto, ha fatto e fa molti affari in Libia: ha vinto una commessa per la costruzione di una torre di 180 metri e un albergo di 600 camere a Tripoli, ha realizzato gli aeroporti di Kufra, Benina e Misuratah, e il Parlamento a Sirte. La stessa società ha vinto l’appalto per costruire tre università, più diversi alberghi e è in gara per la costruzione di una autostrada fino all’Egitto.

Questo per quanto riguarda gli affari “civili”, poi c’è il business delle armi: per il momento le nostre aziende del settore difesa hanno siglato ricchi contratti per la fornitura di mezzi militari e armi. In questo modo, la strada è stata aperta e i buoni rapporti instaurati in questi mesi serviranno per siglare nuovi e più sostanziosi contratti per la fornitura di armi e mezzi.

D’altronde la Libia nel 2007 (ultimi dati disponibili) ha acquistato armamenti per 423 milioni di euro, il 52% in più rispetto a dieci anni prima. Ora è il quarto acquirente di armi dell’Africa settentrionale (dietro ad Algeria, Marocco e Senegal).

«Tripoli – osservano i ricercatori del Sipri – sta trattando con alcuni grandi fornitori per acquistare sistemi d’arma complessi e si prevede diventi nei prossimi anni uno dei principali acquirenti di armi del continente africano». Nel Rapporto del presidente del Consiglio dei ministri sui lineamenti di politica del governo in materia di esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento 2008 (la relazione che annualmente il governo italiano presenta al parlamento) la Libia, con 93,2 milioni di euro di fatturato, è il nono cliente dell’industria bellica italiana (nel 2007 il fatturato era di 56,7 milioni di euro).

Questa cifra è destinata ad aumentare visto che i recenti accordi (come quello da 300 milioni di dollari siglato con da Selex con il governo libico) con Finmeccanica promettono di aumentare ulteriormente le esportazioni di armi verso Tripoli.

E non è finita qui, perchè anche l’agroalimentare italiano ha grossi rapporti con la Libia, come afferma la Coldiretti, infatti sono a rischio le esportazioni di conserve di pomodoro, frutta, biscotti e cioccolato per un valore che ha superato i 100 milioni di euro nel corso del 2010, a fronte di importazioni dalla Libia pari a 1 milione di euro.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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Rassegna stampa, 24 febbraio 2011

postato il 24 Febbraio 2011

Casini: «Gestire insieme questa emergenza» (Avvenire)

Berlusconi: stop alle violenze, ma attenti al dopo (Carlo Marroni, Sole24Ore)

Dini: “I massacri dei civili sono inaccettabili, ma non vogliamo la fine di Gheddafi” (Alberto Mattone, La Repubblica)

I timori del Cavaliere dopo la svolta: “Adesso quel pazzo ci tirerà i missili” (Francesco Bei, La Repubblica)

Fosse comuni a Tripoli, paese spaccato (Roberto Bongiorni, Sole24Ore)

Rusconi – Il grande gelo tra Roma e Berlino (Gian Enrico Rusconi, La Stampa)

Franco – La crisi nel Maghreb, per paradosso riduce il rischio di elezioni (Franco Massimo, Corriere della Sera)

Il punto di Folli – Un «aiuto» da Tripoli: Bossi dice quello che altri pensano (Stefano Folli, Sole24Ore)

Quei dieci amici pericolosi dell’Italia fra gas, petrolio e rischi di nuove rivoluzioni (Mario Ajello, Il Messaggero)

E ora il premier cerca un nuovo “omnibus” (Marco Conti, Il Messaggero)

Berlusconi: riforme o non ci sarà speranza. Il Pdl accelera su processo breve e «conflitto» (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

Bragantini – Milleproroghe o zeroregole (Salvatore Bragantini, Sole24Ore)

“Hai combinato un pasticcio”. Torna la tensione tra Berlusconi e Tremonti (Amedeo La Mattina, La Stampa)

Il Senatur bacchetta Silvio. Meglio prenderlo sul serio (Gianluigi Paragone, Libero)

Eco a Gerusalemme attacca il Cavaliere. È polemica (Francesco Battistini, Corriere della Sera)

Severgnini – Che cosa sente e pensa l’opinione pubblica (Beppe Severgnini, Corriere della Sera)

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Libia, non c’era bisogno del baciamano a Gheddafi

postato il 23 Febbraio 2011

Se abbiamo un ruolo nella politica europea lo dobbiamo dimostrare e questo è il momento

Il ministro degli esteri Frattini dice che ci siamo divisi sul trattato Italia-Libia, ma che oggi dobbiamo essere uniti sull’emergenza. Accetto questa impostazione e rivendico il fatto che noi, insieme all’Idv e ai Radicali, abbiamo votato contro un trattato che prefigurava un rapporto di accondiscendenza rispetto a Gheddafi.

Mi fa piacere che il Pd oggi vada in piazza a manifestare, ma loro hanno votato con la maggioranza quel trattato di amicizia. Oggi avvertono che le cose potevano andare diversamente. Non c’era bisogno del baciamano di Berlusconi a Gheddafi per capirlo, bisognava usare più sobrietà.

Rivendico un’idea diversa del nostro rapporto con la Libia. Ma rimetto la firma perché maggioranza e opposizione evitino di scontrarsi su Berlusconi usando anche questa vicenda. Chi se ne importa di Berlusconi in questo caso, è più importante quello che sta accadendo in Libia.

Il ministro Frattini ha utilizzato il Parlamento per inviare un messaggio esplicito all’Unione Europea. Vorrei dare un suggerimento: se noi esistiamo in Europa, il presidente del Consiglio prenda il cappello e l’aereo e vada dalla Merkel, da Sarkozy, da Cameron a fare quello che deve fare. Se abbiamo un ruolo nella politica europea lo dobbiamo dimostrare e questo è il momento.

Pier Ferdinando

L’intervento integrale

Signor Presidente, la prima considerazione che vorrei fare è che una politica estera dignitosa prevede che sui principi non si ceda mai. La prima cosa che dobbiamo fare è dire che questa strage di civili è vergognosa, esprimere una solidarietà non formale e forte, farlo ripetutamente in tutte le sedi cui l’Italia partecipa.

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