Archivio per Dicembre 2010

Grazie Napolitano, dialogare con gli studenti è un dovere

postato il 22 Dicembre 2010

Al Capo dello Stato dobbiamo dire una sola parola: grazie! Aver ricevuto gli studenti e’ stato un gesto di grande sensibilità ed indica a tutti noi la strada giusta: dialogare con gli studenti non e’ una possibilità ma per una classe dirigente un dovere.

Pier Ferdinando

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La Bielorussia di Lukashenko

postato il 22 Dicembre 2010

Il voto in Bielorussia ed il ruolo del Paese nello scacchiere Euro-russo.

Domenica 19 dicembre, in un paese di fatto europeo, ma che in pratica sembra rimanere un antico relitto di era sovietica, si sono svolte le elezioni per il rinnovo del mandato presidenziale.

La Bielorussia (detta anche Russia Bianca), è uno stato abitato da poco meno di 10 milioni di persone, che per la propria posizione geopolitica, ricopre un interesse particolare tanto nelle cancellerie europee quanto al Cremlino. Ad uscire vincitore da questa tornata elettorale è l’intramontabile presidente Lukashenko, in carica ininterrottamente dal 1994 e giunto, con questa discussa rielezione, al suo 4 mandato.

I dati sulla vittoria sembrerebbero schiaccianti: il presidente uscente avrebbe ottenuto l’80% dei voti, con un’affluenza alle urne intorno al 90% degli aventi diritto. Cifre e percentuali plebiscitarie, che hanno fatto sorgere fortissimo il sospetto negli osservatori internazionali (Organizzazione per la Cooperazione e Sicurezza in Europa – O.C.S.E. – in testa) di pesanti brogli nella regolarità delle elezioni. Sospetto corroborato dall’esplosione di violenza seguita alla dichiarazione dei risultati nella serata del 20 dicembre. Nel corso dei tumulti di piazza sarebbero state arrestate circa 600 persone. Fonti giornalistiche affermano che tra i feriti vi sarebbe anche il leader dell’opposizione, Niklajev, trasportato in ospedale. Un giro di vite sull’opposizione denunciato anche da Amnesty International.

La principale differenza tra queste e le precedenti consultazioni elettorali si fermano sostanzialmente al numero dei candidati: ben nove sfidanti, cui è stato persino concesso qualche spazio televisivo. La Bielorussia rimane lontana anni luce dagli standard minimi di democrazia europei. Nonostante ciò, i rapporti con i paesi dell’Eurozona si sono progressivamente distesi nel corso degli anni, nel corso degli anni ’90 infatti, il regime bielorusso arrivò ad espellere i diplomatici europei e statunitensi in un crescendo di tensione che pose fine per quasi un decennio ai rapporti diplomatici.

Il ritorno della Russia al suo antico splendore neo-imperiale, ha imposto ai paesi europei un approccio informato ad una linea di politica estera realista anche perché il paese si trova in uno snodo energetico e militare strategico.

I rapporti col vicino russo sono ottimi, salvo sporadici incidenti dettati dalla volontà di Lukashenko di affrancarsi dalla invadente influenza del potente confinante, l’economia bielorussa rimane a tutt’oggi legata a doppio filo con Mosca. L’industria nazionale, eredità sovietica, posta sotto il controllo dello stato, si basa quasi esclusivamente sulle materie prime e sulle commesse russe. Il paese dipende totalmente dal vicino per le importazioni di gas, che viene raffinato in loco per poi essere rivenduto ai paesi dell’Unione Europea, garantendo un buon margine di profitto.

Il sistema difensivo russo e bielorusso sono profondamente integrati; gran parte delle forniture militari provengono da interscambi tra i due paesi, che si dimostrano essere solidi alleati. Mosca tuttavia non perde mai occasione di ribadire la propria supremazia all’interno dell’alleanza ogniqualvolta il piccolo cugino si allontani dagli schemi.

Lukashenko ha infatti compreso la valenza strategica del suo paese, aprendosi ai leader europei. Le risposte sono state formalmente molto timide: l’unico a far visita all’ultimo dittatore rimasto in Europa, nel 2009, è stato il nostro Presidente del Consiglio, che proprio in quell’occasione ha ribadito di essere sbalordito da quanto i bielorussi amino il proprio leader. Un commento troppo generoso, come riconferma l’odierna situazione politica del paese; certamente fuori luogo, se non proprio preoccupante, quando a pronunciarlo è un leader di una democrazia occidentale.

Berlusconi ha cercato di utilizzare come canale la tanto millantata amicizia personale con Putin per favorire il passaggio della Bielorussia dell’odierno isolamento ad una prospettiva più europeista, mantenendo sempre un occhio di riguardo agli interessi russi nel paese. Il Cremlino, tuttavia, non si è dimostrato molto disponibile nel consentire una progressiva apertura dell’alleato alle potenze europee. La partita resta aperta, con i paesi dell’U.E. che incentivano maggiore collaborazione, anche sul piano dei diritti umani, garantendo come contropartita aiuti economici.

L’economia bielorussa, nonostante un progressivo incremento negli ultimi anni, resta ben lontana dagli standard europei. Il sistema è in gran parte controllato dallo Stato. La stabilità del paese, come in molti regimi illiberali, rimane ancorata allo sviluppo economico. Questo è tuttavia messo a dura prova dall’accerchiamento strategico in cui il paese rischia di trovarsi, stretto tra un’Europa che corteggia l’ultimo dittatore pur non volendo avere nulla a che fare con la disapprovazione che questo rapporto innesca in ogni paese democratico, ed una Russia che cinge il braccio intorno al collo dell’amico ed alleato Lukashenko, sussurrandogli all’orecchio che in fondo, come i cugini russi sono artefici della sua fortuna, alla stessa maniera ne possono decretare la fine.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Federico Poggianti

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La violenza può uccidere le ragioni della protesta

postato il 21 Dicembre 2010

L’intervista al Tg5

C’e’ una forte protesta sociale nel Paese. I giovani sono sempre andati in piazza. E’ legittimo che lo facciano. Ma devono stare molto attenti a non farsi strumentalizzare dai violenti.
Alla violenza bisogna dare una risposta compatta e unitaria. La violenza può uccidere anche le ragioni della loro protesta

Pier Ferdinando

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Pier Ferdinando Casini ospite di ‘Radio Anch’io’

postato il 21 Dicembre 2010

Ospite di ‘Radio Anch’io’, Pier Ferdinando Casini risponde alle domande  del direttore de ‘Il Sole 24 Ore’ Gianni Riotta, del direttore di ‘Libero’ Maurizio Belpietro e dei radioascoltatori sui principali temi di ’attualità politica: dal futuro della legislatura, al sostegno sollecitato dal premier Berlusconi dopo la nuova fiducia, dalle proteste studentesche contro la riforma dell’Università, alla crisi internazionale.

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Rassegna stampa, 21 dicembre

postato il 21 Dicembre 2010
Il Polo della Nazione non rinnega la propria vocazione di “responsabilità”: Casini rilancia infatti l’atteggiamento aperto e collaborativo (alla luce del sole, cioè) sui provvedimenti utili per il Paese e i giornali di oggi ce ne danno ampiamente atto (e niente tatticismi, noi su quella scialuppa non saliamo più). Nel frattempo, torna alta la tensione tra Berlusconi e Fini, dopo una “battuta” (si dice così, no?) del Premier, mentre il Giornale di oggi ci anticipa il ritorno di Forza Italia: Pdl in soffitta! Domani poi, al Senato, va in votazione definitiva il DDL Gelmini e lo scontro tra le parti è altissimo: continuano gli appelli al buon senso e alla protesta pacifica agli studenti da parte della politica migliore. Per non dare adito a certe assurde proposte targate Gasparri (che ora parla addirittura di “potenziali assassini”).

Il terzo polo si blinda sulle scelte in Aula. Udc verso il dialogo anche sulla giustizia (Paola di Caro, Corriere della Sera)

Casini: non entro nel governo, ma sarò responsabile (Claudio Sardo, Il Messaggero)

Sì al decreto rifiuti, vince Casini (Celestina Dominelli, Sole24Ore)

Il punto di Folli – La stabilità della legislatura dipende da una politica operosa (Stefano Folli, Sole24Ore)

«Studenti, isolate i violenti» Il Colle: c’è un disagio reale (Diego Motta, Avvenire)

Lettera agli studenti. Un poliziotto: «Siamo come voi» (La Stampa)

Berlusconi: patto tra Fini e Anm. Il leader Fli: un’altra barzelletta (Carmelo Lopapa, Repubblica)

In Italia la famiglia è l’ombrello anti-crisi (Rossella Bocciarelli, Sole24Ore)

Internet – La rete giusta è a doppia velocità (Sole24Ore)

Una predica utile che non bisogna ignorare (MF)

Tra Casini e il Cav. c’è un grande solco (Il Riformista)

Si riuniscono i 22 “responsabili”. E già tutti vogliono comandare (Libero)

Quasi la metà della ricchezza è in mano al 10% delle famiglie (La Repubblica)

In Italia la famiglia è l’ombrello anti-crisi (Sole24Ore)

Gasparri non fa marcia indietro: “Nei cortei potenziali assassini” (Il Giornale)

Addio Pdl, torna Forza Italia (Il Giornale)

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Non metteremo il bastone ruote fra le ruote a Berlusconi

postato il 21 Dicembre 2010

Il 14 dicembre Berlusconi ha avuto la fiducia. La partita è finita: ha preso la maggioranza, ha il dovere di governare e noi non possiamo lavorare solo per mettere i bastoni tra le ruote al governo. Senza confusione di ruoli, chi sta all’opposizione, deve concorrere alle scelte politiche per il bene del Paese ma, nello stesso tempo, la maggioranza deve riconoscere  i suoi limiti e abbandonare la sindrome di autosufficienza che non porta da nessuna parte.
Si è coagulata un’area piena di gente responsabile che non vuole mettere in ginocchio l’Italia e che ieri ha spiegato come voterà in Parlamento sui singoli provvedimenti.

Pier Ferdinando

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Giovani, università, futuro: una pagina di Don Milani ci salverà

postato il 20 Dicembre 2010

Migliaia di giovani sono riuniti nelle scuole e nelle università occupate per progettare e pianificare la protesta contro la riforma del ministro Gelmini. Questi giovani sono guardati talvolta con occhio benevolo, specie da chi condivide la maledetta precarietà, ma il più delle volte con biasimo paternalista se non con esplicito disprezzo da chi in questo momento detiene il potere e più in generale da quel mondo degli adulti che è ampiamente responsabile del furto di speranze e futuro.

A questi giovani che si appassionano, che vogliono urlare la loro rabbia contro i ladri di futuro vorrei potesse tornare a parlare don Lorenzo Milani. Il Priore di Barbiana se fosse vivo, si scrollerebbe di dosso l’inutile aureola veltroniana e con la sua tonaca consunta si presenterebbe in un’aula per dire una parola ferma e chiara ai giovani e per dare un sorriso paterno che sa di Dio. Prima di dire qualcosa don Milani appenderebbe alla parete dell’aula il famoso cartello con il motto dei giovani americani “I care” per ricordare a tutti  nella scuola, nell’università e nella vita che è necessario interessarsi, appassionarsi, prendere a cuore. Poi direbbe a questi giovani che “dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole)”  e che “quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siamo cambiate”. Gli ricorderebbe anche che la Costituzione offre loro due leve per cambiare le cose cioè il voto e lo sciopero, ma che faranno cosa ancora più grande se con la parola e l’esempio riusciranno a far cambiare idea a tanti. Prima di lasciarli partire per la piazza farebbe l’ultima raccomandazione ricordando a ciascuno di loro che sono tutti sovrani e che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto, e con una benedizione nel cuore e lo sguardo di un padre gli direbbe che la vita è un bel dono di Dio non va buttata via e buttarla via è peccato.

Purtroppo in queste ore nelle aule dove gli studenti sono riuniti in assemblea non entrerà nessun don Milani per ascoltarli e dialogare con loro e resteranno soli a rimestare gli insulti di La Russa e le farneticazioni di Gasparri, e poi sarà ancora piazza, sarà scontro, sarà un urlare più forte contro chi non vuole nemmeno sentire, nella speranza che l’Italia, che già piange il dialogo, non debba versare le proprie lacrime sul sangue di uno studente o di un poliziotto.

Cari studenti, in queste notti passate a scuola o all’università trovate il tempo per leggere una pagina di don Milani, fatevi scuotere da quel prete-maestro di montagna che ha ancora da dirci qualcosa sulla politica, sulla scuola e sulla vita; e alla manifestazioni brillerete di luce diversa perché non sarete una vile teppaglia ma cittadini sovrani che reclamano futuro, giustizia e libertà.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Il Polo della Nazione nasce intorno all’idea del Paese

postato il 20 Dicembre 2010

Berlusconi faccia appello alla responsabilità e noi risponderemo

Il Polo della Nazione non nasce attorno a un leader ma attorno a un’idea diversa di Paese. Non ci interessano i posti, né le poltrone, né la politica che ruota attorno alla convenienza di qualcuno  e credo che vada apprezzata la nostra idea di lavorare per il bene del Paese anche dall’opposizione vada apprezzata. Se Berlusconi, come ha fatto Obama negli Usa, farà un appello alle forze politiche alla responsabilità, viste le difficoltà economiche che attraversa il Paese, l’Udc farà la sua parte ma senza posti, senza ingressi nel governo, perché sarebbe trasformismo.

Pier Ferdinando

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La classe politica non incendi ma ascolti i giovani

postato il 20 Dicembre 2010

Anche io sono un genitore preoccupato

La classe politica non deve incendiare ma deve ascoltare. Io ho parlato con mia figlia che contesta la riforma perché è un suo diritto. E, come tanti genitori, anche io sono preoccupato. Ma anche noi siamo stati giovani e siamo andati in piazza, è un fatto democratico. Prendersela con i poliziotti però è inaccettabile perché per 1.200 euro al mese garantiscono il rispetto della democrazia per tutti.
La violenza va isolata, bisogna avere il pugno duro: non si può non rispettare anche il diritto di chi non vuole contestare la riforma Gelmini o di tanti commercianti che hanno i negozi in centro e non c’entrano niente.

Pier Ferdinando

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