Archivio per Giugno 2010

Giornata Mondiale sulla SLA

postato il 21 Giugno 2010

casini1_sladi Adriano Frinchi

Il Paese dove i malati protestano
Gino Strada, da cui politicamente si può sicuramente dissentire, disse una volta una cosa importantissima: «se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato, ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi». Strada non ha fatto altro che tradurre con linguaggio appassionato ed appassionante il diritto alla salute cioè quel diritto che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, tutela la salute intesa come uno stato di completo benessere fisico, mentale, sociale che non consiste soltanto nell’assenza di malattie o infermità. Il diritto alla salute ci dice inoltre che i governi hanno la responsabilità della sanità dei loro popoli e che devono prendere le misure sanitarie e sociali appropriate. Da questa definizione si delinea come compito dello Stato la prevenzione e la limitazione delle situazioni di non-benessere, che possono impedire al soggetto una vita dignitosa. Il diritto alla salute rappresenta, quindi, uno dei diritti fondamentali della persona, diritto che ne riconosce la dignità, che deve essere salvaguardato anche attraverso l’azione dei pubblici poteri. Competenza dello Stato sociale è garantire a tutti l’accesso ai diritti fondamentali, mettere nelle condizioni tutti di poterne fruire in eguale misura e tutelare i soggetti deboli e marginali.

sla_casini1Ma se ciò non accade e questo diritto alla salute non è tutelato in maniera completa per tutti? Accade che i malati protestano. Sì, sembrerà una assurdità ma in questa nostra Italia degli sprechi e dei privilegi ci sono delle persone che devono combattere per vedere riconosciuti i loro più elementari diritti. Nello specifico l’Associazione italiana dei malati di Sla ha organizzato proprio per oggi una manifestazione di protesta, a cui hanno aderito anche altre Associazioni a tutela di persone con disabilità, davanti a Montecitorio per evidenziare i ritardi registrati nello sblocco dei Livelli Essenziali di Assistenza e del Nomenclatore Tariffario delle Protesi e degli Ausili.

Ma cos’è la Sla? La Sla, cioè Sclerosi Laterale Amiotrofica, è una malattia che colpisce persone di tutti i Paesi del mondo ed è nota per la sua particolare borgonovo_slaincidenza tra i calciatori (ultimo caso, quello di Stefano Borgonovo) e’ una malattia grave, ancora inguaribile, che comporta la progressiva e completa paralisi dei muscoli: chi ne e’ colpito col passare del tempo non può più muoversi, comunicare, nutrirsi e respirare autonomamente pur mantenendo, nella maggior parte dei casi, intatte le proprie capacità cognitive. La SLA ha un fortissimo impatto sulla vita di chi ne e’ colpito e della sua famiglia occorre allora che queste persone possano contare su un percorso di continuità assistenziale efficace ed adeguato ai loro bisogni quotidiani, e ciò sarebbe possibile se entrasse in vigore il Decreto (DPCM) sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), uno strumento di supporto vitale che riguarda i percorsi di cura – e che comprende anche il ‘Nomenclatore Tariffario’ per le protesi e gli ausili – annunciato e più volte promesso negli ultimi tre anni ma mai applicato.
Non siamo davanti alla solita protesta, ma siamo davanti ad una grande rivendicazione del fondamentale diritto alla salute, siamo davanti a qualcuno che protesta per il diritto ad avere una vita libera e dignitosa. La protesta dei malati, dei più deboli in generale deve necessariamente sconvolgerci e interrogare la società civile e la politica che troppo spesso sembra impegnata a tutelare i “diritti” dei potenti. Diciamocelo chiaramente: non è un paese civile un paese che vede persone in carrozzina protestare e rivendicare ciò che è loro dovuto, come non è un paese civile una paese che in nome di una presunta guerra ai falsi invalidi toglie a 38 mila persone affette da sindrome di down l’assegno per l’assistenza. E’ giunta l’ora che ogni singolo cittadino prenda coscienza di questa situazione, è giunta l’ora di muoversi per chi non può muoversi.

Disabilità, l’uomo è più importante dei conti. La manifestazione di fronte a Montecitorio.

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Disabilità, l’uomo è più importante dei conti

postato il 21 Giugno 2010


La politica non e’ aritmetica.
I conti sono importanti, ma l’uomo e’ ancora più importante dei conti.
I malati di Sla sono completamente incapaci di provvedere a loro stessi e ai loro cari e da parte nostra e’ doveroso rispondere alle loro richieste.
Questo appello, che credo sia stato condiviso anche dal ministro Fazio,  va rivolto direttamente al ministro dell’Economia Tremonti.
In un caso come questo infatti l’eccezione e’ doverosa, anche considerando il fatto che di eccezioni che non servono in Italia ce ne sono troppe.

 Pier Ferdinando

Aggiornamento 22/6: Mercoledì 23 giugno, alle ore 15 (in diretta Rai), si terrà il Question Time alla Camera dei Deputati. Nell’occasione, l’On. Pier Ferdinando Casini interrogherà il Ministro della Salute Ferruccio Fazio sul ritardo nell’approvazione da parte del Governo dei Livelli Essenziali di Assistenza e del Nomenclatore Tariffario per le Protesi e per gli Ausili. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.

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Nel Pd troppe ambiguità, appoggi il sì

postato il 21 Giugno 2010

Stati generali del Centro“Un’alleanza riformista non può prescindere da una posizione chiara su questa vicenda. Il Lingotto ha chiesto molti aiuti, ma ora Marchionne ha ragione”. 

Pubblichiamo dal ‘Corriere della Sera’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini di Roberto Zuccolini.

 «E’ di fronte a una vicenda come quella di Pomigliano che si misura la qualità dell’opposizione: il Pd deve uscire dai suoi imbarazzi e scegliere di appoggiare il “sì” al referendum, così come abbiamo fatto noi sin dall’inizio». Pier Ferdinando Casini lancia un appello al partito di Bersani perché assuma una posizione netta a favore dell’accordo con la Fiat per il rilancio della fabbrica campana. Fa notare che fu una scelta giusta, quella di Veltroni, quando scaricò Rifondazione comunista ai tempi del Lingotto, critica l’Idv, che anche su Pomigliano è «massimalista», e offre al Pd e chiunque altro voglia accettarla un’alleanza «sul terreno riformista».

Come giudica il patto anti delocalizzazione offerto dall’azienda e osteggiato dalla Fiom?
«L’accordo segna la fine di un’epoca di tradizionali contrapposizioni e, al tempo stesso, l’inizio di una nuova stagione nei rapporti tra impresa e mondo del lavoro».

Un accordo, però, sul quale c’è ampia sintonia solo all’interno della maggioranza. E l’Udc ora sta all’opposizione.
«Noi siamo a favore del patto, ma al tempo stesso avvertiamo certi falchi della maggioranza, a tratti più realisti del re, che sulla vicenda sono da evitare assolutamente tifo da stadio ed esibizioni muscolari. In questo delicato momento occorre prima di tutto rispetto e razionalità anche perché nei prossimi anni la globalizzazione non spingerà a un’estensione dei diritti, ma al contrario a una loro restrizione». [Continua a leggere]

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I Fantastici 4 e gli sprechi in salsa leghista: Brancher nuovo ministro del federalismo

postato il 20 Giugno 2010

lega ladrona

di Giuseppe Portonera

E con questo siamo arrivati a quattro. Dopo Raffaele Fitto (Ministro degli Affari Regionali), Umberto Bossi (Ministro per le Riforme Istituzionali) e Roberto Calderoli (Ministro per la Semplificazione Normativa), infatti, arriva Aldo Brancher, nominato ieri Ministro per l’Attuazione del Federalismo. Quattro (quattro!) ministri tutti deputati al lungo (e farraginoso) processo di federalizzazione della nostra repubblica: un ottimo inizio per quella che da tempo ci viene propagandata come la soluzione ad ogni spreco economico italiano. Di cui però, si ignorano i dettagli: quanto costerà, se funzionerà, quando entrerà in vigore. Forse è per questo che si è sentito il bisogno di assegnare a quattro uomini diversi (tutti adeguatamente stipendiati) la sovrintendenza a questo processo? O perché, molto più probabilmente, questo Federalismo altro non è che un vero e proprio terno a lotto.

Dal punto di vista politico, il perché della nomina del ministro Brancher è fin troppo chiaro: questi è infatti contemporaneamente sia un fedelissimo di Berlusconi che uomo di contatto tra il PDL e la Lega. Assomiglia molto al prototipo del nuovo partito tremontian-leghista: metà post-forzista e metà post-bossiano.  Dal punto di vista amministrativo invece è assolutamente superflua: si tratta solo di un ministero vuoto, una poltrona simbolica che vorrebbe coprire le difficoltà che sta incontrando il Federalismo, sempre più in bilico e incerto. Senza contare poi il fatto che il presidente del Consiglio abbia preferito procedere a questo tipo di nomina, quando il ben più importante ministero delle Attività Produttive è ancora vacante e che, in questo modo, il governo ha raggiunto quota 64 membri, in piena crisi economica e con minacce di tagli durissimi all’orizzonte: il comune sentire avrebbe assai gradito che a fare le prime rinunce fossero i super stipendiati politici, che invece preferiscono continuare a ingrassare felicemente. Con che faccia poi si possono chiedere sacrifici agli italiani? In tempo di austerity e di crisi, l’unica soluzione utile propagandata sembra essere quella del Federalismo, di cui però, conti ufficiosi, fissano il costo alla bellezza di 130 miliardi di euro! Fondi la cui provenienza non è proprio chiarissima: in un paese in cui il debito pubblico (nel 2009) ammontava al 115,80% del nostro PIL totale (1.761.191 € contro 1.528.546 €), dove troveremo tutti questi soldi? In quadro complessivo di riordino amministrativo si potrebbe benissimo procedere a un taglio drastico delle provincie o dei comuni federalismosuperflui. Ma abbiamo visto come la Lega di lotta e di governo abbia minacciato la guerra civile se si sarebbero mai tagliate amministrazioni a loro vicine: e allora, che senso ha tagliarne solo alcune? Noi di Estremo Centro, grazie alle ottime analisi di Antonio Di Matteo, di Andrea Ugolini e di Gianluca Enzo Buono, queste domande ce le siamo poste e abbiamo anche cercato delle risposte, vi consiglio di leggerle attentamente. Per questo hanno ben detto sia il nostro capogruppo al Senato, Gianpiero D’Alia, che ha parlato di un maldestro tentativo di  “rimediare all’assenza di risorse e alla nebulosità dei costi di questo Federalismo, moltiplicando i ministri che dovranno occuparsi di far decollare una riforma nata male e ammazzata nella culla dalla manovra correttiva”, che il nostro leader Casini, che ha spiegato come ci voglia più “serietà e determinazione: bisogna pensare alle risposte che servono, perché la crisi  c’è oggi, non domani. Bisogna tagliare la spesa pubblica e le provincie”. Se solo qualcuno avesse il buon senso di ascoltarci.

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Manovra, il governo naviga a vista è in stato confusionale

postato il 19 Giugno 2010

 
E’ grave che ad una manovra ritenuta fondamentale dall’ esecutivo sono stati presentati 1.200 emendamenti dalla stessa maggioranza. Sono preoccupato perché alla politica degli annunci in questo Paese non fanno mai seguito i fatti. Se poi i fatti sono quelli di nominare nuovi ministri, c’è da mettersi veramente le mani nei capelli.
E’ evidente che questo governo sulla manovra naviga a vista, ha perso la bussola, non sa proprio da che parte andare perché è in stato confusionale.

Pier Ferdinando

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In concomitanza con Pontida, l’UDC regalerà ai bimbi le “bolle della Lega”

postato il 19 Giugno 2010

bolle_della_legadi Jakob Panzeri

“Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni” così recita Prospero nella Tempesta di Shakespeare.

O forse no, non noi. Forse sono fatti di sogni e hanno una consistenza fallace ed evanescente i progetti di altri, le iniziative di chi magari ottiene voti e veti. Materia onirica come il federalismo, che secondo il Presidente della Lombardia Roberto Formigoni è purtroppo privo di una reale copertura economica, riducendosi a un valore puramente programmatico con la recente manovra finanziaria. Idee e migliorie che troppo spesso si rivelano leggere ed evaporano al sole.

E’ per questo che l’Udc di Mozzo (Bergamo) ha voluto in modo originale ed intrigante presentare le “bolle della Lega” ovvero «istruzioni ai bimbi e i genitori per non farsi prendere per il naso un domani andando a votare». Le bolle saranno distribuite domenica 20 giugno in concomitanza con il raduno dei leghisti a Pontida.

Un omaggio a tutti i bimbi per un pomeriggio estivo in allegria, ma anche un momento per una politica che non sia solo di dialettica e fazioni, ma che sappia regalarci anche un sorriso.

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Servono tagli e non nuovi ministri

postato il 18 Giugno 2010

casini1L’Italia è in grande difficoltà ma non possiamo illudere la gente dicendo che servono nuovi ministeri o riforme costituzionali impossibili, che richiedono come minimo tre anni di tempo.
Ci vuole invece serietà e determinazione, e tutto questo manca.
Bisogna pensare alle risposte che servono, perché la crisi  c’è oggi, non domani. Bisogna tagliare la spesa pubblica. Tagliamo le Province. Invece, in queste settimane, in Parlamento si è persa ancora l’occasione per fare quello che era possibile.

Pier Ferdinando

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Crisi: Dopo la Grecia anche l’Italia è condannata al default?

postato il 18 Giugno 2010

crisi greciadi Germano Milite.

Qualche giorno fa (era il 14 giugno) una notizia è comparsa su Reuters . La news economica, nonostante la sua potenziale enorme importanza, non è però stata inserita tra le prime pagine e, cosa ancor più inusuale, è stata data in maniera “secca” e, cioè, senza alcuna spiegazione tecnica o alcun commento specifico relativo al fatto accaduto. Di seguito, per permettere ai nostri lettori di farsi un’idea precisa, riportiamo in maniera integrale il lancio di Reuters.

Titolo: Italia, specialisti disertano riapertura Btp in asta venerdì

“È andata deserta la riapertura odierna dei titoli del Tesoro italiano in asta venerdì scorso. Nessuno dei primary dealer ha avanzato offerte, lasciando l’ammontare complessivo invariato alla cifra di 7,001 miliardi collocata venerdì.

Il Tesoro aveva messo a disposizione l’importo supplementare di 1 miliardo di euro per il Btp giugno 2015, di 174 milioni per il Btp febbraio 2017 e di 126 milioni per il Btp febbraio 2037”

crisi italiaLa notizia, data in questo modo, può lasciare spazio ad un numero corposo di illazioni e considerazioni anche catastrofiste. Di primo acchito, difatti, si potrebbero valutare i dati riferiti in maniera molto negativa ed allarmante, traducendo e sintetizzando la mancata vendita dei Btp con un futuro default già previsto per l‘Italia dopo la debacle della Grecia e gli imminenti crolli preventivati per Spagna e Portogallo. I grossi investitori, infatti, evitano di acquistare i Btp (titoli di stato) qualora vengano proposti da economie nazionali reputate a rischio o comunque poco affidabili. Vendere pochi Btp è un dato, non venderne nemmeno uno può essere considerato particolarmente significativo. Ciò che colpisce, comunque, è il fatto che nell’articolo non ci sia alcun riferimento al rendimento effettivo di tali titoli (è anche in riferimento a quel dato, e cioè a quanto frutteranno in futuro, che i Btp risultano più o meno appetibili). Onde evitare mistificazioni ed avventate conclusioni allarmiste, ci siamo affidati al parere di due esperti del settore. Il primo è Luigi Cobianchi, consigliere d’amministrazione dell’immobiliare del gruppo Bancario Banca di Credito Popolare.

Come valuta la notizia diffusa da Reuters?

“Beh di sicuro non positivamente ma attenzione: i rating sono spesso manovrati dai grandi potentati economici che agiscono da speculatori senza scrupoli e, per tale motivo, spesso non dicono il vero riguardo l‘effettiva affidabilità del sistema economico e finanziario di uno Stato… In ogni caso sono evidenti e difficilmente confutabili i segnali di sfiducia che colpiscono tutte le nazioni che fanno parte dell’eurozona ed in particolare il nostro paese”

Colpa della crisi, ovviamente?

“Certo e poi teniamo a mente una cosa fondamentale: si è passati dal sospetto alla bancarotta vera e propria che, per anni, è stata solo faticosamente rimandata e nascosta con manovre di bilancio abilmente ritoccate per far apparire sane le casse dello stato che in realtà erano dissestate”.

Ad esempio?

“Ad esempio basta considerare la Grecia: da tempo, ad Atene, dichiaravano dati di bilancio fuorvianti (con manovre al limite del lecito per nascondere le difficoltà enormi che devastavano l‘economia ellenica). I risultati li abbiamo visti tutti direi”.

titoli di statoMa quindi perché quell’asta dei Btp italiani è andata deserta?

“Prima di tutto occorrerebbe sapere che rendimento avevano questi Btp specifici per poter valutare al meglio il loro scarso appeal nei confronti degli investitori. I titoli di stato, come noto, sono comunque sempre poco fruttuosi poiché, al contempo e come contropartita, godono di una certezza d’incasso piuttosto solida. Di conseguenza il concetto è relativamente semplice: se il titolo di stato non si vende è per colpa del debito pubblico che ha accumulato chi lo ha messo sul mercato nazionale ed internazionale e che, di conseguenza, priva il Btp della propria caratteristica intrinseca e cioè di un rendimento tendenzialmente basso ma certo”.

Cosa ha salvato l’Italia dal tracollo e cosa potrebbe procurare il default anche qui?

“Alla prima domanda rispondo senza esitazioni: ci ha salvati una politica economica e finanziaria diversa da quella americana e, cioè, basata su beni materiali tangibili e non su forsennate speculazioni inerenti al settore terziario e dei servizi e basate, quindi, sul nulla o comunque sul molto incerto. Ci hanno salvato, poi, il cosiddetto “mattone” e l’industria pesante. Il punto – e con questo rispondo al secondo quesito – è che però oggi il primo settore – quello immobiliare – è del tutto impazzito ed è gestito in prevalenza da costruttori miopi che esigono fitti altissimi anche per delle cantine. Oggi quasi nessuno può permettersi un appartamento dignitosamente grande proprio perché, chi li vende, richiede cifre assolutamente scriteriate che porteranno in breve ad un collasso dell’intero sistema. Riguardo l’industria pesante che dire: stanno smantellando pian piano tutto ciò che di buono era stato creato e basta guardare a Pomigliano e a Termini Imerese – giusto per fare qualche esempio – per comprendere il suicidio al quale stiamo andando incontro”.

Dunque è finita? Dobbiamo prepararci al peggio

“L’Italia è piena di catastrofisti e di ottimisti in malafede. Io dico che la crisi è tutt’altro che ridotta e che, anzi, tende a raggiungere nei prossimi mesi dimensioni preoccupanti. Ciò perché non investiamo sulle eccellenze ma anzi le umiliamo. Negli ultimi 10 anni le maestranze italiane hanno perso know how in maniera spaventosa e questo ha favorito la manodopera straniera…se non si pone un argine allo smantellamento di ciò che ci ha salvato – non lasciandosi sedurre troppo da investimenti enormi nel settore terziario e dei servizi- e non si pone un freno alla speculazione selvaggia cui siamo vittime, non prevedo un futuro roseo. Quasi dimenticavo, prima, di citare le grandiose famiglie italiane che, grazie al loro risparmio accumulato con tanti sacrifici, sono tra gli elementi salva bilancio pubblico fondamentali della penisola. Tremonti dovrebbe pensare piuttosto a combattere il credito al consumo che è una piaga vera e propria e che sta distruggendo noi dopo aver distrutto gli Stati Uniti. Occorrerebbe, allo stesso tempo, un percorso di educazione alla moderazione da fare ai più piccoli e ai giovani in genere; per far intendere loro che il consumismo sfrenato ci ucciderà e che, se guadagni 10, non può spendere 20 e vivere di debiti e “comode rate da pagare“ a mo di vitalizio debitorio…”.

Concludendo?

“C’è bisogno per rilanciare l’economia attraverso una seria e concreta campagna di investimenti verso le parti di questo paese che hanno maggior bisogno di rilancio…tra queste ricordo proprio il meridione. A tal proposito mi sia consentito uno sfogo: per i 150 anni dell’Unità d’Italia non ho nulla da festeggiare date le ruberie generalizzate che la mia terra ha subito e continua a subire ancora oggi. In ultimo, e qui rischio di diventare ripetitivo, occorre smettere di dire che si vuole investire in ricerca ed università e cominciare a farlo sul serio visto che, da decenni, ogni governo non ha fatto altro che togliere risorse a questi due settori vitali per lo sviluppo dello stato”.

Il secondo esperto di settore che abbiamo voluto ascoltare è il professor Antonio Coviello , docente alla Sun (Seconda Università di Napoli) ed economista del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

Professer Coviello come commenta i dati riportati da Reuters? C’è da preoccuparsi per un imminente default della nostra economia?

“Beh io eviterei a tal proposito allarmismi ingiustificati e vi spiego perché: prima di tutto è anche comprensibile che, gli investitori, in questo periodo di odissee economico-finaziarie, siano più prudenti alla luce dei gravi giudizi negativi e dell’abbassamento improvviso dei Rating di Spagna e Portogallo. E’ innegabile, infatti, che si sia verificata una contrazione generalizzata degli investimenti e che, soprattutto in Italia, esista la consapevolezza di avere il debito pubblico più pesante tra i paese dell‘eurozona”.

debitoCome ha reagito l’Italia alla crisi globale?

“Il nostro paese è caratterizzato da una forte cultura del risparmio a differenza degli Stati Uniti (dove le famiglie medie sono molto più indebitate rispetto alle nostre) e questo, sicuramente, ci ha aiutati ad ammortizzare meglio di molti altri il duro scossone partito dall‘America. In Italia esiste poi una forte rete di piccole e medie imprese – oltre il 90% della forza lavoro proviene dalle piccole e medie imprese – caratterizzate spesso da una conduzione familiare responsabile di una gestione oculata e parca degli investimenti. L’unico problema resta quello del debito pubblico che non riguarda solo il governo nazionale ma anche quelli regionali e locali ed è proprio a livello locale, a mio avviso, che si dovrebbe agire con maggior celerità ed efficacia nei prossimi mesi”.

Quindi come descrive la situazione economico-finanziaria dell’Italia di oggi?

 “Sicuramente non delle migliori; anzi è la più difficile e grave dell’ultimo decennio ma ribadisco una solidità riscontrata nella cultura del risparmio di chi in questo paese ci vive. Sempre che si tenga presente, ovviamente, l’enorme debito pubblico che ci affligge e si proponga un programma di contenimento della spesa soprattutto in ambito locale”.

Fonte: Julienews.it

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19 giugno, Roma

postato il 18 Giugno 2010

Ore 10.00 – Residence di Ripetta (Via di Ripetta, 231 )

Partecipa al seminario nazionale di cultura politica ‘Un partito per la Repubblica’ organizzato dal Movimento Repubblicani Europei

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